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Note di regia del documentario "The Cuban Wives"


Note di regia del documentario
La prima volta che sentii parlare del caso dei cinque agenti cubani, fu nel maggio 2010. In quel periodo curavo la regia di una serie di conferenze incentrate su casi di violazione del Diritto Internazionale. Fabio Marcelli, in rappresentanza di una delegazione dei Giuristi Democratici Europei, mi propose di seguire una tavola rotonda all'Ambasciata di Cuba. L’iniziativa verteva sul caso giuridico de “i 5”, specialmente sulla vicenda di due mogli alle quali è stato negato (mai concesso) il visto per entrare negli Stati Uniti e conseguentemente di visitare i propri cari.
Quando incontrai Olga e Adriana rimasi profondamente colpito dai loro sguardi: i volti di quelle donne e la speranza che nutrivano mi pervase, tant’è che mi dissi raccontare la loro storia è necessario!
Dopo tredici anni di lontananza dai mariti, Olga e Adriana non hanno smesso di provare quel sentimento puro e incondizionato che ognuno di noi spera di vivere almeno una volta nella vita: l'amore. Queste donne, mogli, madri, rivoluzionarie cubane non hanno perso la speranza di poter riabbracciare, un giorno, i propri cari. Da questo sentimento nasce il soggetto del film.
“The Cuban wives” racconta attraverso le atmosfere intime dei nidi domestici, una storia d'amore e resistenza al femminile. Per la prima volta, piccoli segreti e sogni nascosti vengono svelati ad “estrani” e condivisi con profonda dignità.
Unendo dimensioni oniriche a momenti riflessivi, Cuba è lo sfondo di questa storia, ma sentimentalmente il film può aver luogo in ogni dove e coinvolgere chiunque abbia amato o sofferto la lontananza dai propri cari.
La regia del film fonda, dunque, le sue radici nel rapporto umano instaurato con le protagoniste di questa vicenda, marcando, soprattutto con uno stile sobrio e minimale, l’attuale lotta e impegno politico che esse svolgono ininterrottamente a Cuba come nel resto del Mondo.

Alberto Antonio Dandolo