Festival del Cinema Cittŕ di Spello e dei Borghi Umbri
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Note di sceneggiatura di "ACAB - All Cops Are Bastards"


Note di sceneggiatura di
Roma, Gennaio 2010

“Ciao, sono Stefano, lo scriviamo un film su Acab?“
“In costume o ai giorni nostri?”
“In costume?”
“Si, quando lo vorresti ambientare…?”
“Che domanda č? Oggi.”
“Allora sarŕ giapponese, sono gli unici che continuano ad ammazzare le balene…”
“Le balene?”
“Non le vuoi le balene…?”
“No, non le voglio le balene, che ci faccio con le balene? voglio fare un film da Acab…non sulle balene...”
“Scusa, ma non parli del Capitano Achab di “Moby Dick”…?“
“Ma no! Acab significa All cops are bastard, č il grido degli ultras, Bonini ci ha scritto un libro.”
Finalmente un nome conosciuto, Carlo Bonini giornalista di Repubblica.
“E di che parla, di ultras?”
“No, di celerini, celerini cattivi, molto cattivi…”
“Ma quanto cattivi?”
“Parecchio, sono quelli del G8 di Genova…”
“Cazzo! Ma il libro parla di Genova?”
“Non solo. Soprattutto parla di oggi, dell’odio in cui viviamo, dell’odio che respiriamo, dell’odio che ci circonda…e lo fa mostrandolo dal punto di vista dei celerini…”
Pausa.
“E ce lo fanno fare?
“Dopo Romanzo Criminale? Penso di si. Allora, che dite, ci state?”
“A Ste’, certo che ci stiamo, quando ce ricapita una cosa cosě…”

Leggiamo il libro: ci pare bello e intenso, con un tema molto a fuoco: l’odio. Incontriamo i personaggi del libro, subiamo il fascino delle loro storie. Il fascino della realtŕ. Torniamo al libro. Per trarne un film ci sono due problemi, almeno per noi, il primo č che non ha un andamento facilmente raccontabile e il secondo č che ci sono troppi punti di vista. Partiamo allora concentrandoci sul punto di vista dei celerini, via tutte le parti del libro che riguardano i tifosi. Ora siamo piů a fuoco, ma non basta. Il libro ha tre poliziotti protagonisti, Fournier, Drago e Sciatto. Decidiamo di eliminare Fournier, č il loro capo ed č un personaggio straordinario ma ci porta fuori racconto, vogliamo stare il piů possibile col celerino, quello di strada. Siamo sempre piů convinti che il particolare renda meglio il tema universale. Il senso del racconto ci č chiaro ma ancora ci manca un filo narrativo. E qui la svolta.

Decidiamo di sacrificare il personaggio di Sciatto, e inventiamo Adriano, un giovane poliziotto che entra a far parte del reparto celere, č lui che ci introduce nel mondo della celere. Drago infine lo dividiamo in tre personaggi: Cobra, Mazinga e Negro. Sono tre reduci da Genova. Ognuno con caratteristiche diverse ma uniti da un forte senso di fratellanza, ed ognuno col suo carico di sconfitta: sono dei perdenti. Ai tre personaggi attribuiamo biografie in parte inventate e in parte rubate dalla vita dei protagonisti del libro. Il film inizia a prendere una sua fisionomia.

E’ la storia di una giovane recluta affascinata da un gruppo di anziani e dalla loro morale assoluta e ambigua allo stesso tempo. Il tutto raccontato in presa diretta, con un andamento quasi cronachistico: una fenomenologia dell’odio che si respira nel reparto celere.

Cerchiamo di essere piů asciutti possibile, convinti che la forza del racconto sia nell’evitare qualsiasi forma di retorica. Qualsiasi forma di giudizio, e soprattutto di facile giustificazione. I nostri personaggi non sono eroi, ma poliziotti figli del loro tempo, con i loro pregi e difetti. Poliziotti calati in una realtŕ complessa, disgregata, disperata, carica di tensioni. Una realtŕ in cui il gruppo della celere č spesso l’ultimo baluardo dello stato.

Non sono poliziotti comuni, non fanno indagini, ma sono sempre in prima fila a proteggere la sicurezza delle persone allo stadio, a sgombrare un campo rom, o una casa occupata, a bloccare le proteste di studenti o di operai…Sono sempre in prima a fila a prendere le botte e a volte a darle. Sono spugne da 1400 euro al mese, spugne che assorbono l’odio del mondo che ci circonda e a volte lo scaricano.

Il resto č storia. Iniziamo a sceneggiare. La prima stesura č fallimentare, la seconda migliore e via via a procedere migliorando qualcosa, peggiorando qualcos’altro, il solito.

Ed ora le paure: funzionerŕ, non funzionerŕ? E’ un film solo per maschi? Le femmine lo rifiuteranno?
Questo non lo sappiamo, lo dirŕ il pubblico.

Quello che sappiamo č che ACAB č un grido degli ultras, un libro di Carlo Bonini, e ora un film, tutti con la stessa matrice, lo stesso tema: l’odio, crudo, virale, puro.

L’odio in cui viviamo. L’odio che č dentro ognuno di noi, che ci piaccia o meno.
Ed č questo che abbiamo provato a raccontare.

Daniele Cesarano, Barbara Petronio, Leonardo Valenti


05/01/2012, 13:31