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VENEZIA 2011: Li, immigrata cinese che vorrebbe una nuova vita.


Andrea Segre continua con capacità a raccontare vicende di immigrati. Dopo i documentari arriva questo film completamente di finzione che per la verità di alcune ambientazioni ricorda molto i suoi lavori precedenti.


VENEZIA 2011: Li, immigrata cinese che vorrebbe una nuova vita.
Tao Zhao, in "Io sono Li"
Una Mostra di Venezia che vira verso argomenti di immigrazione. Dopo "Cose dell'Altro Mondo", arriva "Io Sono Li" il primo film di finzione del documentarista Andrea Segre che da sempre si occupa dell'argomento.

Shun Li, interpretata da una bravissima Tao Zhao, è una donna che lavora in Italia, vincolata ai suoi datori di lavoro, anch'essi cinesi, dalla restituzione del prestito iniziale e dalla possibilità di far arrivare in Italia suo figlio di 8 anni, rimasto in Cina con il nonno.

Da una fabbrica di abiti a Roma, Li viene mandata a gestire una osteria a Chioggia, tra anziani pescatori e le nebbie della laguna. Qui la sua vita potrebbe prendere una strada nuova e diversa da quella del lavoro forzato, ma i suoi "padroni" le bloccano ogni contatto con gli italiani, trasferendola nuovamente in una lontana fabbrica di vestiti.

Segre mostra con abilità l'amarezza di una vita costretta, entrando con passo leggero nelle case degli immigrati cinesi, nelle loro fabbriche e attività.

In Veneto il gruppo di attori italiani, o quasi; in testa Sherbedgia Rade (vecchio pescatore yugoslavo), con accanto a se Marco Paolini, Giuseppe Battiston e Roberto Citran che inseme ad un gruppo di amici da osteria riescono a rendere perfettamente l'atmosfera del luogo.

Io sono Li è la fotografia di un tipo di immigrazione, quella cinese, molto particolare e originale, fatta di lavoro e denaro ma capace di alienare profondamente uomini e donne prima di poter ottenere qualsiasi risultato.

04/09/2011, 17:00

Stefano Amadio