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Note di regia del film "Questo Mondo è per Te"


Note di regia del film
Sono stato sempre scettico di fronte ai giudizi paternalistici sui giovani,sulla loro presunta diseducazione culturale e sentimentale.E quindi ho pensato che raccontare una storia di formazione su un ragazzo di oggi può mettere in campo temi universali, tematiche giovanili e non giovanilistiche. E raccontare alcuni sentimenti diffusi di questi anni, che appartengono a tutte le generazioni.
Il soggetto propone un “bildungroman” narrato in chiave di commedia, e ruota attorno alla storia di Teo, un ragazzo di 19 anni fresco di maturità, cresciuto nel mito di John Fante, di Charles Bukowski e Luciano Bianciardi, aspirante scrittore in una famiglia estranea al lavoro culturale. Improvvisamente, Teo si trova in prima linea, chiamato a dover essere eco nomicamente autonomo a causa delle traversie finanziarie dovute ai problemi di salute del padre. Come una riserva buttata in campo senza riscaldamento il ragazzo si ritrova catapultato nel duro gioco della vita, in una sorta di “estate agra dopo gli esami”, trascinato in una giostra di lavori precari, talvolta assurdi e grotteschi - necessari per poter autofinanziare gli studi. Naufragato in un mare agitato di esperienze affettive e sentimentali, riuscirà a restare a galla senza annegare giungendo a una nuova consapevolezza di sé.
I temi che attraversano il film sono principalmente l’amore nelle sue intermittenze, il rapporto padre figlio, le pari opportunità nello studio e nel lavoro (intese non solo come parità femminile maschile ma in chiave sociale ed economica), il contrasto tra libero arbitrio e i condizionamenti esterni.
Abbiamo cercato di raccontare non tanto il precariato, ma la sensazione di precarietà che affligge la società odierna, una sensazione attualmente molto diffusa in tutte le fasce d’età che inibisce le decisioni, castra i sogni e mina la sicurezza e la stima di sé.
E siccome ognuno cerca di fare i film che vorrebbe vedere abbiamo provato a scrivere una commedia italiana nel senso più alto ovvero una storia che ha un fondo drammatico raccontato con umorismo e leggerezza (che non vuol dire superficialità). Anche in scrittura abbiamo concepito un film che avesse una sua dimensione piuttosto contenuta nei costi ma che potesse aspirare a un pubblico vasto, giovanile e non.
Si tratta quindi di un film indipendente ma non per questo non pensato per il pubblico.
Pur avendo una buona parte delle location in un luogo di mare che ha scorci paesaggisticamente straordinari, ho cercato di inquadrature non oleografiche, immagini non esclusivamente descrittive, ma che avessero una loro funzione narrativa. Ho cercato di concepire gli esterni non come fondali da cartolina, sebbene bellissimi, ma come paesaggi dell’anima, capaci di suggerire le emozioni e il senso di spaesamento dei protagonisti. Lo sguardo con cui seguiamo la vicenda è sempre quello di Teo, il protagonista del film, gli occhi di un’adolescente sognatore e intransigente che diventano una sorta di soggettiva morale con cui l’obiettivo fotografa e giudica il mondo, un mondo che all’apparenza sembra un continente vergine ancora da esplorare ma che si rivela presto una terra difficile di conquista. Con un finale aperto in cui Teo non apparirà né vincitore né vinto, ma tantomeno arreso, e capace di adattarsi mantenendo uno spazio per i suoi progetti e i suoi sogni.

Francesco Falaschi

13/03/2011, 10:05