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Italo Moscati "analizza" il film "Il Portaborse"
di Daniele Luchetti vent'anni dopo


Italo Moscati
"Oggi Luciano Sandulli avrebbe all'incirca 55 anni. Che cosa sarà diventato? Starà facendo ancora l'insegnante o si sarà dato alla politica? E quale partito avrà scelto?". Da questi numerosi interrogativi, destinati a non avere risposta, l'autore e sceneggiatore per la tv e cinema Italo Moscati fa partire una personale analisi sul protagonista de “Il Portaborse” di Daniele Luchetti, pellicola che quest'anno compie vent'anni dall'acclamata uscita nelle sale italiane, festeggiata con un volume edito Rubbettino, presentato in anteprima alla Casa del Cinema di Roma. Allora tutti si chiedevano chi si nascondesse dietro al volto del Ministro socialista Botero, interpretato da Nanni Moretti, ipotizzando i nomi di De Michelis, Martelli o Craxi. Oggi, secondo Italo Moscati, la vera sfida è capire come si è evoluta nel tempo la figura del portaborse e se questo termine ha ancora un valore: "lo scenario in cui viviamo è pieno di parassiti, personaggi che non piacciono a nessuno, gente che si è costruita una carriera alle spalle di politici, riuscendo ad occupare anche posti di prestigio.

Il volume, definito da Christian Uva, curatore della Collana Cinema Focus di Rubbettino, "un laboratorio in cui sono stati fatti interagire reagenti chimici diversi tra loro", nasce da un progetto precedente avviato in occasione dell'ultima edizione del Tuscia Film Fest e raccoglie interviste, interventi critici e approfondimenti di natura storica e politica sugli anni della prima e seconda repubblica. Paradossalmente, chi è parso più colpito dalla visione del film a distanza di tanti anni è proprio il regista Daniele Luchetti, che se da una parte lo riconosce come la pellicola che lo lanciò nel cinema che conta, dall'altra ne sembra quasi spaventato, ricco com'è di una carica difficile da riproporre: "Ricordo di averlo girato con la leggerezza di chi dirige a soli 30 anni il proprio terzo film, e per la prima volta ha a che fare con una storia realistica. Non si riusciva a trovare l'attore adatto a interpretare Botero e di punto in bianco feci la proposta a Nanni. Lui era convinto di essere troppo giovane, bello e “giusto” per quel ruolo, ma quando gli dissi che solo lui aveva quella punta di sadismo necessaria, si convinse e accettò". Il potere del grande cinema è quello di riuscire a rimanere attuale anche a lunga distanza e “Il portaborse” rientra in questa categoria: "Non ho voluto fare un film ideologico con una tesi, ma volevo raccontare una storia seguendo le ragioni dei personaggi. Con il “Luciano” di Silvio Orlando si può anche ridere, inadatto com'è a vivere una dimensione più grande di lui". E del resto, nella mente dello sceneggiatore Stefano Rulli, c'era proprio la volontà di scrivere un tipo di commedia totalmente nuova: "Non si trattava di commedia all'italiana, ma di una commedia politica con tutte le caratteristiche di una parabola morale, avente per protagonisti due personaggi tanto distanti, quanto attratti l'un l'altro per ragioni del tutto diverse".

Alla presentazione di “Il portaborse vent'anni dopo” sono poi intervenuti gli autori del soggetto originale, Angelo Pasquini e Franco Bernini, lo storico Guido Crainz e il docente Franco Grattorola, secondo il quale oggigiorno non esiste un corrispettivo del film di Luchetti che riesca a raccontare i cambiamenti dell'antropologia politica del nuovo millennio. Nonostante non venga riconosciuto ancora come un “cult”, “Il portaborse” è un film da riscoprire, magari partendo proprio dalla lettura di questo ricco volume.

02/03/2011, 13:36

Antonio Capellupo