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"La Bocca del Lupo": una storia di vinti in classico stile verista


"La Bocca del Lupo" di Pietro Marcello è un film innovativo ed ineccepibile, che evoca suggestioni ed immagini di un tempo che fu e che mostra la forza di due "vinti" Enzo e Mary, che insieme cercano di "ritrovarsi a nuova vita".


E' una storia di vinti e d'amore "La Bocca del Lupo" di Pietro Marcello, prodotto dalla Indigo Film di Nicola Giuliano e Francesca Cima, da L’Avventurosa di Dario Zonta e dai gesuiti della Fondazione San Marcellino , è una storia "verista" ambientata in una Genova popolare, quella dei carugi dove vivono anime disperse in mezzo a stenti e a privazioni indicibili, poveri e laceri, come cita l'incipit del film. Memore del cinema di Pierpaolo Pasolini, Pietro Marcello racconta una storia di umili, quella di Enzo e Mary, due ex detunuti, uno spietato killer ed una transessuale ex-tossicodipendente, che si sono giurati eterno amore per "scappare" da una vita piena di infelicità. Sono due "vinti" che cercano felicità nelle piccole cose del mondo, alla ricerca di un futuro migliore e con la speranza di quella casetta in campagna tra la natura e gli animali che li emargini dal loro passato in un "piccolo paradiso" di felicità e tranquillità.

Quella di Pietro Marcello è una favola antica, che sarebbe piaciuta tanto a Fabrizio De Andre, storico cantautore del capoluogo genovese, che aveva descritto in versi quei luoghi narrati nel film. La storia d'amore ventennale tra i protagonisti fatta di lettere e cassette registrate, di attese ed ambiguità dove i suoni e le immagini mostrano la fragilità delle loro vite, trascorse all’ombra di un destino insidioso e imprevedibile. E' la "forza del riscatto" che muove la narrazione, quella forza che solo chi si è "perso" e che vuole ritrovarsi a nuova vita riesce a tirare fuori. Non sono due "santi" Enzo e Mary e non lo saranno mai, ma insieme sono una cosa sola una "forza" più grossa di quella delle onde del mare che si infragono contro gli scogli e della dura vita tra quelle stradine immobili nel tempo che caratterizzano il porto di Genova.

Il film, girato in 4:3, è stilisticamente ineccepibile con una macchina da presa ferma a immortalare espressioni, movimenti, suoni, fusi con splendide immagini di repertorio che si scontrano con la storia dei protagonisti e ripercorrono la vita di una città "bordeline" come Genova.


Pietro Marcello - prima parte


Pietro Marcello - seconda parte


Pietro Marcello - terza parte


Pietro Marcello - quarta parte


01/03/2010, 21:08

Simone Pinchiorri