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Note di regia del film "Io, Loro e Lara"


Note di regia del film
L'dea di "Io, Loro e Lara" si concretizza nel settembre 2008 dopo aver passato quasi due mesi a costruire un soggetto, poi messo nel cassetto, sulla storia di una grande famiglia. Era questo un film molto complesso ed ambizioso e il motivo dell‟abbandono risiedeva nei tempi molto lunghi che richiedeva la stesura della sceneggiatura. In poche parole non avremmo consegnato in tempo il copione alla Warner per metà Gennaio 2009. Ma spesso da una crisi nasce, quasi per miracolo, un‟altra intuizione folgorante. Quando Pasquale Plastino mi chiese di riflettere sulla figura di un “prete moderno” e Francesca Marciano aggiunse “missionario” ed io replicai “in crisi con la fede”, rimanemmo per molti minuti in silenzio ad elaborare velocemente in che modo un prete potesse entrare in un racconto di commedia. Volevo evitare assolutamente gli stereotipi visti e stravisti nelle precedenti commedie italiane degli ultimi quarant‟anni. E, pur nella comicità di un racconto brillante, mi appassionava molto l‟idea di interpretare un ruolo molto delicato, assolutamente agli antipodi dalle figure clericali, presenti come “macchiette perfette”, in Un Sacco Bello, Acqua e Sapone e Viaggi di Nozze. No, qui si trattava di entrare perfettamente nella psiche di un sacerdote dei giorni d‟oggi, rendendolo “vero” con le sue fragilità, i suoi momentanei tormenti, la sua disciplina interiore e il suo grande buon senso. Di aiuto mi sono stati alcuni miei amici sacerdoti, ben distanti da una vecchia impostazione clericale. Amici con i quali parlo di tutto, mi confido, polemizzo e condivido interessi culturali. E non ultimo l‟aver constatato che mentre le chiese del centro storico sono poco frequentate, quelle di alcune periferie, seguite da preti giovani e molto preparati, sono affollate e piene di ragazzi. E il successo di queste parrocchie decentrate risiede proprio in un approccio molto diretto, in colloqui senza tabù, nella personalità non solo autorevole, ma semplice e abbordabile di giovani preti che hanno saputo stendere un formidabile filo comunicativo con i fedeli.
L‟amico Filippo Di Giacomo, ex missionario, ci è stato molto d‟aiuto nell‟indicarci la personalità del mio Don Carlo, al fine di evitare quelle figure clericali stereotipate, spesso edulcorate, che la tv ci presenta in sceneggiati su personaggi della Chiesa.
L‟idea quindi di un sacerdote missionario, da dieci anni in Africa, che è costretto a rientrare a Roma in seguito ad una lenta ed inesorabile perdita della fede, mi sembrava un ottimo tema anche se delicatissimo. E se il consiglio che riceve, con buon senso dai suoi superiori, è quello di prendersi una “pausa di riflessione” tornando a vivere per un mese dalla sua famiglia vera, ecco che il soggetto comincia a delinearsi più chiaramente facendo presagire colpi di scena e forti contrasti.
Si, perché Don Carlo entrerà nel vortice nevrastenico, confuso e aggressivo di una famiglia che non ritrova più come quella che ha lasciato. Un padre che si è sposato la badante moldava, un fratello cocainomane, una sorella psicanalista che necessiterebbe lei stessa della cura di un neurologo, la nipote depressa che ha abbracciato la moda “emo”, è per lui un tragico ritorno in un mondo “occidentale” i cui problemi, in confronto a quelli che ha visto in Africa, sono il frutto di una società miserabile alla canna del gas. Nessuno gli chiede niente del suo ritorno, non una domanda e neanche il tempo, per lui, di esporre le sue crisi. Tutti a coinvolgerlo, violentemente e comicamente, in fatti e situazioni imbarazzanti per un sacerdote. Carlo è un pugile stremato all‟angolo che subisce con pazienza e resistenza incredibili le sollecitazioni di una famiglia in pieno esaurimento nervoso.
Se a loro aggiungiamo “l‟ingresso a sorpresa”, nella trama, di Lara (Laura Chiatti), le cose per Carlo si fanno molto, molto complicate. Chi è la “mina vagante” Lara? Una prostituta professionista che lavora in una chat erotica? Una tossicodipendente? Una sbandata dalla mentalità bipolare? Il colloquio iniziale fra lei e un‟assistente sociale (Angela Finocchiaro)
ci confonde molto le idee e non ci fornisce un quadro chiaro della ragazza. Ma fa intuire che di problemi Lara ne ha veramente parecchi.
E‟ un bel personaggio questo di Lara: misterioso, inafferrabile, sbandato, tenero, seducente. Ed era l‟elemento dinamitardo ideale per farla vivere per più di metà del film accanto ad un prete che ne subirà violentemente la personalità forte e tormentata. Sul personaggio di Lara e su come entrerà con prepotenza nel nucleo famigliare è meglio non spiegare troppo, perché si svelerebbero alcuni colpi di scena che sono il punto di forza della struttura del film. Che un leggero ed inevitabile turbamento si insinui in Carlo è più che naturale, ma il mio sforzo è stato quello di evitare la trama più banale e sfruttata del mondo: l‟innamoramento di un prete per una seducente ragazza.
Credo che la forza del film risieda nel far entrare un sacerdote “moderno” all‟interno dei problemi attuali di una famiglia e di coinvolgerlo fino alle estreme conseguenze che lo porteranno ad agire in situazioni veramente imbarazzanti con fatica improba. E alla fine fargli compiere una specie di “miracolo”: quello di creare un clima di tolleranza, di buon senso e di concordia in tutti. Il messaggio finale del film è chiaro, commovente ma liberatorio. Perché è un‟immagine che tutti noi vorremmo vedere nel nostro nucleo famigliare e nella società d‟oggi. E sicuramente in Carlo, dopo essersi imbattuto nelle nevrosi del mondo “occidentale”, così sbandato ed effimero, la voglia di tornare da dove è partito, dove i problemi sono veri e pesanti, si fa sempre più pressante.
La cura degli ambienti interni (quasi tutti a Cinecittà), della fotografia (ben studiata con Danilo Desideri), nei costumi di Tatiana Romanoff, mi hanno spronato a realizzare una commedia che spero possa apparire di grande eleganza e rigore al fine di renderla più europea.
E‟ stato sicuramente uno dei migliori cast che abbia mai avuto. Ho sempre creduto in Laura Chiatti, nella sua forte personalità e nel suo potenziale enorme non solo sul versante brillante ma anche in quello più complesso di una ragazza dei giorni d‟oggi, piena di insicurezze, tormenti, sbagli, follie e seduzioni involontarie. Ho sempre pensato che Anna Bonaiuto ed Angela Finocchiaro fossero tra le nostre migliori attrici anche nel versante teatrale, dotate di tempi recitativi sublimi e rara ironia. E che Marco Giallini, dotato di una mimica personalissima e rapidità di esecuzione della battuta comica, avesse di fronte a sé una carriera aperta alla commedia. Dall‟esperienza di Sergio Fiorentini (che interpreta mio padre) a tutto il resto del cast, la storia del film è stata irrobustita da tutti gli attori, anche da coloro che hanno avuto dei ruoli più piccoli.
E a tutto il mio cast dico grazie per avermi fatto realizzare un film al quale sarò legato per tutta la mia vita.

Carlo Verdone