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Gli "Ultras" raccontati da Stefano Calvagna


L’Ultimo Ultras” è un film molto piacevole e godibile, inquietante e toccante, coerente e sconvolgente, estremamente coraggioso, capace di portare alla riflessione; quindi un’opera che riesce a rivelarsi anche educativa.


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Si è svolta lunedì mattina al cinema Barberini di Roma la conferenza stampa di “L’Ultimo Ultras”, nono lungometraggio del giovane cineasta romano Stefano Calvagna; il film esce oggi in cinquanta copie su tutto il territorio nazionale. Il giorno successivo, martedì, abbiamo anche incontrato personalmente l’attore, sceneggiatore e regista, nel suo studio privato di Cinecittà.
Il colloquio, che è stato anche ripreso ed un cui estratto sarà a breve tempo pubblicato, è iniziato con una domanda riguardante la genesi dell’idea del film e quindi la costruzione della sceneggiatura stessa. Stefano ha risposto da subito senza preamboli.

Un giorno mangiavo a Cinecittà due”, ha precisato il regista, “il centro commerciale poco lontano dagli studi cinematografici in cui ci troviamo. Ero in compagnia di una persona con la quale mi sentivo tutto tranne che a mio agio, e per esorcizzare quella situazione di forte disagio personale gli ho raccontato la storia del film che mi veniva in mente improvvisamente ed istintivamente, ed in venti minuti ho risolto tutto l’intreccio del soggetto che sarebbe poi confluito nella sceneggiatura. Alla fine lui stesso mi è sembrato davvero colpito”.
Con il personaggio di Luca, quello che interpreto e che è il protagonista del film", ha poi continuato, “volevo rendere la figura di un ultras che, pur avendo commesso una cosa orribile, rimane una persona capace di umanità e quindi di sentimenti; volevo insomma fare il ritratto di un eroe negativo fuori dai formalismi che lo dipingono troppo facilmente come un uomo senza Dio e senza speranza, un criminale certo, vittima però di una società priva di valori che può arrivare sin troppo facilmente a fare in modo che la rabbia repressa per l’insoddisfazione esistenziale si trasformi improvvisamente in brutalità. Il mio ultras, rifugiatosi a causa dei suoi errori sul lago di Garda, fa un viaggio a ritroso nella sua vita ed affronta così il percorso di redenzione che è in realtà quello che cerca veramente ancora di più rispetto alla fuga nei confronti della giustizia".

Il film è stato girato in sole tre settimane, grazie all’aiuto di ultrà veri.
Dal momento che non avevo tempo e denaro per lavorare con maestri d’armi", ha infatti precisato a proposito Stefano Calvagna durante la conferenza stampa, “le scene degli scontri sono state girate con ultrà veri, e per questo debbo ringraziare Giancarlo Lombardi che frequenta la curva sud allo stadio e mi ha aiutato a lavorare davvero sulla verosimiglianza della messa in scena sotto questo punto di vista. Con questo tipo di lavoro realistico volevo davvero fare capire ai ragazzi che lo stadio non è più come una volta in cui una scazzottata non aveva conseguenza, oggi le cose sono cambiate per tutta una serie di fattori e si può davvero morire con poco e per futili motivi. La violenza gratuita è quindi molto pericolosa ed estremamente condannabile. Il film vanta la presenza del famoso calciatore Andriy Shevchenko, che rappresenta il calcio pulito e non quello che dà fastidio".
Dal punto di vista tecnico”, ha continuato il regista, “non rimpiango niente ed in generale sono riuscito a fare quello che volevo come volevo nonostante i tempi ristretti. Ho lavorato sempre con una pallina da tennis sotto il supporto della macchina da presa, rendendo così, non solo nei piani sequenza a macchina da presa quasi fissa ma anche nelle altre inquadrature del film, l’idea della cinepresa a mano che mi sembrava la resa migliore ad una storia tesa e dura come quella che ho raccontato".

Il musicista livornese Riccardo Della Ragione, che è il più stretto e antico collaboratore di Stefano Calvagna sin dal suo primo film, autore della bella colonna sonora originale di “L’Ultimo Ultras"”, ci ha anche inviato su nostra diretta richiesta una relazione del suo rapporto lavorativo per quanto riguardo il film in questione; a causa della ricchezza delle informazioni inviateci abbiamo deciso di pubblicare a parte, nella sezione “altre notizie” del sito, quanto abbiamo ricevuto.

Il lungometraggio da oggi nelle sale è un film anche anomalo nel percorso del regista romano; intanto perché girato lontano da Roma ma anzi appunto sul lago di Garda, poi perché non è preso dalla cronaca ma soprattutto dal momento che è capace di mescolare la violenza all’introspezione della solitudine dell’animo (ma sotto questo punto di vista stupirà anche maggiormente “Guardando le Stelle”, altra opera da non perdere, ancora in post produzione, che ho avuto il privilegio di vedere e che speriamo presto in uscita).
"L’Ultimo Ultras" è un film, per quanto a tratti magari imperfetto o in certi momenti (volutamente) spoglio, molto piacevole e godibile, che riesce ad essere inquietante e toccante, assolutamente sconvolgente sul finale (dalla visione se ne esce davvero scossi), un’opera capace di portare alla riflessione e soprattutto estremamente coraggiosa non solo per la sua volontà di perseguire sino in fondo i suoi intenti ma soprattutto per i suoi dirompenti, repentini e spiazzanti, colpi di scena, sempre profondamente drammatici ma che a tratti riescono a confluire anche nel gusto dell’ironia e quindi della risata (altro elemento non consueto nel cinema di Stefano Calvagna). La regia poi è molto coerente, e c’è anche spazio per tocchi mistici e un po’ sopra le righe (vedi il personaggio interpretato da Giulia Elettra Gorietti a cui il regista tiene molto).

L’Ultimo Ultras” riesce anche a rivelarsi un film educativo, che non solo tutti gli ultras dovrebbero vedere ma anche qualsiasi ragazzo, di venti o di ottant’anni, che avverte addosso il disagio esistenziale a cui la società in cui viviamo inevitabilmente ci porta ad avere a che fare.
“Prossimi progetti?”, chiediamo a Stefano Calvagna per chiudere in maniera canonica l’intervista che ci ha volentieri concesso.
Le Bestie di Satana”, risponde subito deciso e sicuro, “che girerò da Novembre”.
Un altro film che parte dalla cronaca quindi, fedele al suo stile coraggioso, coerente ed intelligente.

04/09/2009, 13:03

Giovanni Galletta