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Tagli al FUS: parlano gli addetti ai lavori


Dopo la manifestazione davanti a Montecitorio a Roma contro il taglio ai finanziamenti al Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS), abbiamo raccolto alcune dichiarazioni di attori e tecnici del mondo della settima arte.


Tagli al FUS: parlano gli addetti ai lavori
In seguito alla manifestazione di ieri pomeriggio, che ha visto sfilare migliaia di lavoratori del mondo dello spettacolo, riunitisi davanti a Montecitorio per contestare l'idea del Governo di tagliare i finanziamenti al Fondo Unico per lo Spettacolo, diversi addetti ai lavori, ospiti in questi giorni al “Magna Graecia Film Festival”, hanno dato il loro punto di vista su quella che per molti si preannuncia una vera catastrofe.

L'attore Rolando Ravello, ha svolto un'attenta analisi dei rischi che i tagli potrebbero portare: "La cosa che mi lascia basito è il fatto che i lavoratori nel campo dello spettacolo sono diverse decine di migliaia e contribuiscono con i propri proventi al finanziamento dello Stato. Paghiamo di tasse molto più di quello che lo Stato ci restituisce con il Fus. Chiediamo che le regole del FUS fossero riscritte e vorremmo che l'argomento fosse trattato con più trasparenza ma purtroppo in Italia, appena viene creato un ente o un fondo, si trova sempre la persona capace di utilizzarlo nel modo sbagliato. E' assurdo oggi tagliare il Fus senza discuterne le regole perchè di queste decine di migliaia di famiglie, quelli che vengono alla ribalta dei giornali sono le facce degli attori che sono quelli più in vista ma che allo stesso tempo hanno la pancia piena. Di tutte le piccole maestranze, dai tecnici ai macchinisti, spesso a contratto, nessuno se ne interessa. E' aberrante che nel nostro Paese oggi si continui a pensare che la cultura sia una cosa superflua, quando generalmente dovrebbe formare i popoli ed esserne la coscienza. Oggi invece si mina alla base la nostra civiltà e il nostro modo di pensare perchè forse fa comodo così".

Meno drastico è stato Pietro Taricone che si è detto speranzoso "che il Governo non faccia realmente una mossa suicida simile. Spero piuttosto che si possa parlare di riordino del FUS ma, a quel punto, bisognerà stare attenti ad individuare le persone adatte e i parametri giusti per farlo e questo molto spesso è un problema". Secondo il direttore della fotografia Stefano Falivene, i tagli al Fondo rappresentano solo l'ultimo passo in dietro di una lunga serie, che l'industria cinematografica italiana ha fatto in questi anni: "Il decadimento a cui si è arrivati oggi, lo si deve soprattutto alla mancanza di un sostegno statale e di una legge seria per la cultura e in particolare per il cinema. Detto questo, bisogna tenere presente che se ieri le grandi produzioni americane facevano la fila per girare a Cinecittà e oggi scelgono paesi come la Germania o la Romania, evidentemente l'industria cinema si trova in una condizione davvero difficile".

L'attore Jonis Bashir si è soffermato sulle future generazioni che rischiano di vedere infrangersi in partenza i propri sogni: "La cosa che salta più agli occhi sono le luci e i bagliori dello spettacolo e tutti pensano che quella attoriale sia una categoria molto abbiente, ma fatta esclusione per una piccola parte, la stragrande maggioranza degli attori, spesso devono svolgere anche altre mansioni. Se questo taglio arriva come una mannaia, metterà tante famiglie in ginocchio, un reale e grande problema sul lavoro. Stanno pensando di recuperare fondi dalla cultura e dall'istruzione, quegli enti che dovrebbero aiutare un paese a guardare al proprio futuro. Il rischio è di gettare nella disperazione quelle future generazioni che crescono con delle precise aspettative e con delle energie forti, ma alle quali si stanno tappando le ali".

Filippo Nigro ha dichiarato "Si tratta di un taglio enorme che per lo Stato rappresenta pochissimo ma per il Fondo è davvero tanto. E' una cosa incredibile, assieme a tante altre, che questo governo sta portando avanti. Davanti a Montecitorio erano in tantissimi e io stesso avrei partecipato assieme a molti amici, se fossi stato a Roma ed è andata molto bene. Monicelli stesso ha ricordato che oggi il pubblico non mobilità più così tanta gente come riusciva in passato e forse alla gente bisognerebbe toccare di più la televisione. La mobilitazione è stata giusta anche se il rischio è che non serva a molto. Questo non vuol dire che tutti dobbiamo fare qualcosa in merito"

Intervenuta negli scorsi giorni al MGFF per presentare il film "PA-RA-DA", ma ripartita per Roma per prendere parte alla manifestazione di ieri, l'attrice Evita Ciri ha così raccontato la propria esperienza diretta: "Alla manifestazione non c'erano solo le star, ma anche tanti tecnici di tutte le età. Mi spiace così tanto che quando si muove il mondo dello spettacolo molti pensino che si tratti solo di lamentele fatte di lustrini e paillettes e che quello del nostro lavoro sia un mondo effimero, un pregiudizio davvero molto diffuso.Ieri un vigile del fuoco che ha lavorato all'Aquila mi ha detto che per rilassarsi, appena può va a vedere una mostra o un film, per cercare di ricordare che nel mondo la bellezza esiste ancora. Per lui l'arte non è un mestiere, ma gli è necessaria per vivere meglio e perciò mi chiedo se tutto ciò ha ancora valore. L'arte risponde a un bisogno profondo ed eterno dell'uomo, perchè nel nostro Paese è così difficile riconoscere che tutti in un modo o nell'altro ne abbiamo bisogno? E poi l'arte è il più importante strumento educativo che abbiamo a disposizione ,ma tutto questo si finge di non vederlo, e addirittura si cerca di toglierle dignità. Siamo in 250.000, una fabbrica di dimensioni enormi, persone che hanno delle famiglie e che devono arrivare anche loro a fine mese. Quello che compare in tv o al cinema o a teatro è solo la punta di un iceberg di impieghi che ci sono dietro. Non voglio più sentirmi dire che apparteniamo ad un mondo effimero, perchè questo è solo il primo passo per tentare di convincerci che non abbiamo nessuno diritto e nessuna dignità come lavoratori e come cittadini".

21/07/2009, 13:08

Antonio Capellupo