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"Maistrac - Lavorare in Cantiere": le sei storie


"Maistrac" è un’ espressione dialettale che significa “mai stanco”, utilizzata anche come motto da un reggimento degli alpini paracadutisti di cui uno dei personaggi del documentario ha fatto parte. Questa parola è sembrata costituire una sorta di minimo comun denominatore delle storie delle persone rappresentate nell’opera, tutte impegnate nello sforzo quotidiano di venire a capo delle complessità del loro cammino.
La scelta di queste sei persone all’interno del vasto campionario di situazioni incontrate nel corso dei mesi di ricerca sul campo è stata ispirata al criterio dell’eterogeneità, cercando di raggruppare un insieme di quadri che coprissero il più ampio spettro di differenze possibile: le difficoltà di un giovane nigeriano che è passato dagli studi in giurisprudenza condotti nel paese d’origine alle difficoltà della vita nei cantieri del veronese, così come il punto di vista di un imprenditore veneto che, figlio di braccianti agricoli, ha fatto fortuna costruendo i capannoni che oggi deturpano il paesaggio rurale della sua infanzia. La forza d’animo con cui un lavoratore angolano affronta la precarietà della sua condizione, come la rabbia verso tutto e tutti di un’operaia che, nonostante tutto, rivendica l’indispensabilità del proprio lavoro.

Ecco un breve profilo dei sei personaggi che animano il documentario:
- Paulo Silva: Nato a Luanda (Angola), è cresciuto in una famiglia di generali dell’esercito coloniale portoghese. Dopo lo scoppio della guerra civile la sua famiglia è caduta in disgrazia. Emigrato in Portogallo, al giorno d’oggi lavora alla costruzione del nuovo ospedale di Verona per conto di un’azienda che fornisce manodopera non specializzata a basso costo nei cantieri di tutta Europa . I lavoratori dal Portogallo sono alloggiati in dei container nell’area di un ex fabbrica chimica.
- Paulo Tavares: Nato a Oporto (Portogallo), fino alla fine del 2007 ha lavorato come tecnico informatico in Portogallo, quando un licenziamento improvviso in un momento di crisi economica lo ha costretto a reinventarsi come muratore all’età di quarantacinque anni. Oggi anche lui lavora alla costruzione del nuovo ospedale di Verona.
- Florentin Balosin: Nato a Odobesti (Romania), ha fatto parte della polizia rumena nel passaggio dalla dittatura di Ceauşescu alla Repubblica. Giunto in Italia come clandestino tredici anni fa, è riuscito a costruirsi una vita e al giorno d’oggi gestisce una piccola impresa edile nel veronese. Tutti i dipendenti sono suoi connazionali.
- Flavia Cantiero: Nata a Legnago (Verona), ha cominciato a lavorare in fabbrica all’età di quindici anni. Dopo aver dato alla luce due figli, ha lavorato come bracciante agricola dal 1986 al 2002. Da sette anni è operaia addetta alla lavorazione del ferro presso la Vipp lavori di Angiari, un’azienda che produce manufatti speciali per l’edilizia.
- Ayela Ogansuki: Nato a Benin City (Nigeria), ha abbandonato gli studi di giurisprudenza per raggiungere la famiglia in Italia. Dopo aver lavorato presso un’ azienda che si occupa di macellazione del pollame è rimasto disoccupato.
Iscrittosi al corso Edilscuola per immigrati disoccupati, ha trovato lavoro in una piccola impresa edile della provincia di Verona.
- Marcello Splendore: Nato a Montegaldella (Vicenza), figlio di braccianti agricoli ha lasciato la scuola in giovane età. Nel 1976 decide di mettersi in proprio e apre la sua impresa edile. Nel giro di pochi anni conosce il successo sociale ed economico arrivando ad essere presidente di diverse associazioni di categoria e figura importante della sua comunità.
Nella sua azienda coesistono gestione familiare e manodopera extracomunitaria.

29/01/2009, 23:08