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Luciano Barisone: "La formula di quest'anno va
bene, quindi la riutilizzeremo anche per la
prossima edizione dei Festival dei Popoli"


Abbiamo intervistato Luciano Barisone, direttore artistico della 49. Edizione del Festival dei Popoli , manifestazione dedicata ai documentari provenienti da tutto il mondo che si è svolta a Firenze dal 14 al 21 novembre 2008.


Luciano Barisone:
Qual' è il suo personale bilancio della 49. Edizione del Festival dei Popoli, la prima da direttore artistico della manifestazione?
Luciano Barisone: Sono molto contento delle scelte che abbiamo fatto, anche se ci saranno da apportare delle piccole correzioni di programma. Non riesco mai a “crogiolarmi” delle cose che sono state fatte, perchè con la testa sono già sulla prossima che devo realizzare. Il Festival è andato piuttosto bene e lo dimostra il fatto che il pubblico ha dato voti piuttosto alti ai film con una media sopra al tre. Questo vuol dire che lo spettatore ha gradito il tipo di programmazione, che per me era molto importante, anche perchè abbiamo cercato di presentare dei film di livello abbastanza alto. Ho cercato di proporre dei documentari a cui il “pubblico medio” non è abituato, forse perchè non conosce questo tipo di opere o perchè ha bisogno della “dittatura del soggetto”, vale a dire “si va al cinema perchè c'è un argomento importante”. Ho scelto dei film dove ci fosse l'etica ed il rispetto per lo spettatore.

Con il suo "avvento" alla direzione del Festival dei Popoli è cambiato lo schema classico del concorso della manifestazione che prevedeva una competizione internazionale ed una italiana per i documentari. Come mai questa scelta artistica?
Luciano Barisone: Sarebbe interessante fare una sezione panoramica del migliore cinema documentario italiano dell'anno, ma che non credo si possa fare solo una sezione competitiva italiana, perchè diventa una sorta di ghetto. Ho preferito inserire 2-3 documentari italiani di livello internazionale nel concorso ufficiale, perchè mi sembra importante che il cinema italiano si confronti con quello del resto del mondo. Sarà, poi, la giuria internazionale ha giudicare questo tipo di prodotto. Condivido la riflessione che ha fatto ultimamente Nanni Moretti sul nostro cinema, che per anni ha "sputato" sul film d'autore, dicendo che è la causa della caduta del cinema italiano. Se prendiamo “Il Divo” e “Gomorra”, i due film che hanno vinto a Cannes, sono stati realizzati da due cineasti che hanno sempre fatto film d'autore. Grazie a loro, improvvisamente il cinema italiano è risorto. E' importante che la situazione attuale del nostro paese sia filmata in tutti i suoi aspetti, senza essere "osteggiata" da destra o da sinistra come è successo ai documentari “Predappio in Luce” di Marco Bertozzzi ed “Il Sol dell'Avvenire” di Gianfranco Pannone Siamo nel ventunesimo secolo, ma in Italia sembra ancora di vivere ai tempi dei Guelfi e dei Ghibellini. Nelle altre nazioni questo non succede, basta guardare la situazione americana dove la vittoria di Obama è stata riconosciuta da McCain che gli ha anche teso la mano per collaborare. In Italia creiamo sempre un sorta di "muro contro muro", che non porta alla salvaguardia dell'interesse nazionale.

Nell'edizione appena conclusa del Festival è stato istituito anche un premio alla distribuzione. Ce ne può parlare?
Luciano Barisone: La distribuzione proposta dal Festival è sostenuta da un ente privato, come l'Ente dello Spettacolo, legata al cristianesimo più progressista. I film vincitori della sezione cortometraggi saranno distribuiti in 60-80 sale tramite il circuito Microcinema. Questo è molto importante, perchè mette a conoscenza lo spettatore di opere che portano avanti valori umani e sociali e non semplicemente lo "scandalo" come fa la televisione.

Cosa ne pensa del cinema documentario italiano del momento?
Luciano Barisone: C'è un bel fermento. Una buona fetta dei documentari italiani è prodotto e fruito all'estero. Ci sono dei buoni prodotti ma noi non li vediamo. Prendiamo come esempio “L'Orchestra di Piazza Vittorio” che non è mai passato nelle televisioni in chiaro. Questo lavoro è uno dei più grossi successi mondiali di documentario e non è riuscito a passare sulle televisioni generaliste. Questo fa capire la miseria morale del nostro paese e della nostra televisione.

Ci può dare qualche anticipazione sulla prossima edizione del Festival dei Popoli?
Luciano Barisone: La prossima sarà l'edizione del cinquantenario e per questo ho in mente di fare uno sguardo retrospettivo sulla manifestazione. Inoltre a fine maggio inizio giugno ci sarà l'edizione newyorkese del Festival e sono in piedi dei progetti per attuare delle finistre similari a Barcellona in Spagna, forse in Argentina ed in Cina. Stiamo anche portando avanti dei progetti di funding per sostenere a livello produttivo un certo tipo di documentario in collaborazione con la Mediateca Regionale Toscana. La formula di quest'anno va bene, quindi la riutilizzeremo anche per la prossima edizione. Inoltre sarà importante anche il lavoro di comunicazione, perchè il pubblico c'è, ma bisogna andarserlo a cercare. In una città come Firenze ci sono tante anime e dovremo lavorare per connettersi con tutte.

25/11/2008, 18:13

Simone Pinchiorri