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Note di regia del documentario "Figli di uno Sport Minore"


Note di regia del documentario
"Figli di uno Sport Minore" racconta la vita quotidiana dell'atleta nei suoi vari aspetti: l'avviamento allo sport, la passione, le prime vittorie, gli allenamenti ... e lo fa a partire dai piccoli gesti quotidiani degli atleti che si preparano al loro sforzo sul campo di allenamento: il quattrocentista che si allaccia la chiodata, il lottatore di judo che stringe la cintura, il rumore di una palla da rugby, e la maschera dello schermidore che si abbassa.
Il documentario è suddiviso in quattro capitoli che rappresentano il fluire del tempo: judo, rugby, scherma e atletica qui vengono interpretati come un percorso di crescita individuale e collettivo.
Due giovanissimi atleti, Veronica Sampieri e Gregorio Orlandi, hanno iniziato la loro esperienza sotto la guida del maestro Nibbi fino ad arrivare a medaglia nelle competizioni nazionali. Il judo rappresenta la prima fase della vita dell'atleta, per sua stessa natura è educazione ancor prima di essere uno sport, la quale forma i bambini alla disciplina, all'autocontrollo e a non aver paura del contatto fisico, anche al di fuori dal campo.
Emanuele Maccherini, studente di lettere classiche all'Università degli Studi di Siena, ci introduce nel mondo del rugby, sport che racchiude in sé tutto lo spirito e la passione anglosassone: quella nobile, fatta di sacrifici e dura lotta che poi diventa salda amicizia quando la partita finisce, senza distinzioni di classe, razza, o livello agonistico.

Antonio Dell'Ava
Una filosofia di vita, spiega Antonio Cinotti (dirigente tecnico del C.U.S. SIENA), che spesso non basta ad uno sport con poca visibilità e risorse economiche tanto che la maggior parte dei campi dove lo si pratica sono in realtà discariche riqualificate.
Alice Volpi e Lorenzo Bruttini rappresentano la scherma ad altissimi livelli: infatti, sono giunti fino alla convocazione in nazionale per i mondiali giovanili sotto la guida dell'allenatore Lio Bastianini. Vittorie vissute con semplicità e la voglia di andare sempre più avanti.
Questo sforzo spesso entra in collisione con gli impegni scolastici negli anni in cui si entra nella maturità sportiva dove lo sport cessa di essere solo un gioco, è quello che ci racconta Filippo, quattrocentista in aria di nazionale. Due realtà, scuola e sport, che nel nostro paese non sono pensate per venirsi incontro a discapito dello sviluppo sia umano che sportivo.
Infatti, come ci racconta Nicoletta Franceschi, mezzofondista e studentessa di biologia al terzo anno, per raggiungere degli obiettivi precisi lungo l'arco della stagione l'atletica richiede un costante impegno quotidiano. Sacrificio e concentrazione che arrivano ad occupare anche tutta la giornata.
Il finale del documentario è affidato a Maurizio Cito, che ci spiega come sia indispensabile che un atleta di valore nazionale debba potersi dedicare solo allo sport; questo, però, in Italia è difficilissimo e non dipende solo dal talento. Il giovane mezzofondista, già due volte azzurro, denuncia un vuoto istituzionale nei confronti del professionismo nello sport, penalizzato anche da un’endemica mancanza di finanziamenti.