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Note di produzione del documentario "La Faccia del Cattivo"


Note di produzione del documentario
Sarŕ capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di cambiare marciapiede per evitare di passare accanto a qualcuno solo perché aveva una “brutta faccia”.
Una volta arrivati a casa, al sicuro, non possiamo fare a meno di chiederci: ha senso pensare che i cattivi abbiano una faccia diversa dagli altri? Cosa puň dire, la faccia, sulla pericolositŕ di una persona?
Chi ha definito il ritratto del “cattivo”?
Il documentario “La Faccia del Cattivo” nasce da questi interrogativi, e dal desiderio di tornare ad esplorare il mondo di Cesare Lombroso (1835-1909), figura un po’ mitica e un po’ grottesca di scienziato di fine Ottocento, conosciuto forse piů per la sua collezione di reperti e di ritratti criminali che per i suoi libri. A Torino, in particolare, si aspetta la riapertura del suo celebre Museo, inaccessibile da piů di trent’anni.
La curiositŕ di Lombroso, medico di formazione, si applicava a tutti gli aspetti noti all’epoca delle patologie del corpo e del comportamento umano, nelle loro relazioni. Volevamo trovare una chiave per raccontare Lombroso senza disperderci nei mille rivoli della sua smisurata, onnivora, a tratti morbosa volontŕ di sapere.
Di qui ha preso avvio il nostro lavoro.
Con il documentario “La Faccia del Cattivo” abbiamo deciso di partire alla scoperta di come i “delinquenti” sono stati rappresentati nelle diverse epoche. Su una traccia che dall’arte figurativa, attraverso la fotografia e il cinema, arriva fino alle rappresentazioni contemporanee dei media, abbiamo voluto indagare quale peso hanno avuto teorie scientifiche come quella di Lombroso nella diffusione di un mito, quello della riconoscibilitŕ al primo sguardo dell’uomo cattivo.
Strada facendo, con l’aiuto di Marc Renneville, il primo esperto che si č entusiasmato per il progetto, ci siamo accorti che il ritratto del cattivo ancora oggi percepito come “naturale” (un po’ scimmiesco, per intenderci) č un puro prodotto storico. Nessuno si sarebbe sognato di disegnarlo cosě prima delle teorie dell’evoluzione di Darwin. E guarda caso, la scoperta dell’antenato-scimmia aveva scatenato reazioni diffuse di rifiuto, se non di panico. La faccia del cattivo cominciava a rivelarsi una buona guida per scoprire le paure profonde di un’epoca.
Bob Lilly, professore di Sociologia negli Stati Uniti, ci ha non solo confermato questo assunto, ma ha chiarito molto limpidamente che queste paure sono in azione anche oggi, su di noi, e che soprattutto in America l’opinione pubblica non smette di disegnare il ritratto di nuovi “nemici”.
Un incontro decisivo per il nostro lavoro č stato quello con Susanne Regener, giovane professore universitario tedesco di Sociologia dei media. Susanne ci ha messi sulle tracce di Bruno Lüdke (1908-1943), considerato ancora oggi il piů efferato serial killer della storia tedesca. Le ricerche di Susanne a loro volta prendevano avvio dal lavoro pionieristico di un commissario di polizia olandese in pensione, Jan Blaauw (che abbiamo poi incontrato e intervistato). Tutti e due concordavano sul fatto che l’inchiesta sul caso si era basata soprattutto su un pregiudizio visivo, in assenza della minima prova contro Lüdke. Al poveretto, un ladro di polli a dire tanto, erano stati attribuiti 51 omicidi solo perché aveva una perfetta faccia da assassino.
Con Lüdke entravamo nel vivo di un dibattito che aveva infiammato l’Europa alla fine dell’Ottocento, e reso celebre Lombroso. Il crimine ha un fondamento biologico? Detto in altri termini, chi ha le orecchie a sventola (o altri segni fuori della norma) ha piů probabilitŕ, rispetto a chi non le ha, di essere o di diventare un poco di buono?
E’ quello che pensava un folto gruppo di scienziati, non solo italiani (ne era convinto lo stesso cugino di Darwin, lord Francis Galton), mentre il gruppo avversario riteneva che la tendenza a delinquere fosse da imputare solo alle condizioni sociali. Il dibattito era serio, ma rapidamente diede origine a delle vere e proprie aberrazioni. Come quella, per esempio, di classificare i bambini come potenziali delinquenti solo in base a certi tratti del loro volto.
Bruno Lüdke era destinato a fare le spese di queste stesse teorie, raccolte dai Nazisti a mo’ di vago sfondo ideologico per giustificare intolleranza e razzismo, insieme alle dottrine dell’eugenetica prodotte in Inghilterra dallo stesso lord Galton.
Lüdke fu eliminato senza processo dopo essere stato sottoposto a crudeli esperimenti intesi a confermare la sua appartenenza biologica alla categoria dei criminali nati, secondo l’etichetta coniata da Lombroso piů di mezzo secolo prima. Nessun caso illustra meglio del suo fino a che punto il pregiudizio puň uccidere.
Per “La Faccia del Cattivo” abbiamo trovato eccezionali materiali d’archivio. Di una scoperta siamo particolarmente fieri: un filmato sconosciuto di Cesare Lombroso, un anno prima della sua morte, al lavoro con un paziente psichiatrico, trovato nei fondi del Museo Nazionale del Cinema di Torino. Un materiale ugualmente prezioso per il nostro lavoro č costituito dagli straordinari fondi fotografici, mai utilizzati prima in un documentario, relativi alla storia di Bruno Lüdke.
L’ampia documentazione č messa in scena come appare a chi si cimenta nella ricerca in archivi, biblioteche e collezioni, con una modalitŕ a tratti intima, un atteggiamento dettato dalla curiositŕ e dal rispetto.

Davide Tosco ed Enrica Capra