Fondazione Fare Cinema
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Note di regia del film "Il Giorno + Bello"


Il matrimonio è un tema fra i più sfruttati, cinematograficamente parlando. Gli esempi si sprecano. Ha senso proporlo ancora? La mia risposta è ovviamente si, a patto che lo si guardi da un’angolazione nuova. Di solito si raccontano storie di persone che si sposano. Io invece voglio raccontare una storia di persone che subiscono, più o meno consciamente, quel rito della società occidentale che conduce al “GIORNO + BELLO”.
Tutti hanno vissuto il rito delle nozze, se non in prima persona, almeno indirettamente. Tutti sanno che una volta presa questa decisione inizia una sorta di marcia forzata, con tappe prestabilite da altri e che si ripetono immutabili da decenni. Ho sempre considerato tutto ciò fonte di spunti di riflessione e di inesauribili trovate tragi-comiche.
Se ne accorge sulla sua pelle Leo, il promesso sposo. Non ha nessuna uggia rivoluzionaria, anzi spesso è piegato dagli eventi. Coltiva solo una piccola speranza: essere diverso dagli altri. Almeno un po’.
Speranza destinata a fallire. Le scritte disseminate nel corso del film scandiscono la via crucis di Leo mostrando “letteralmente” a tutti – a tutti tranne a chi le vive in prima persona, troppo coinvolto per poterle riconoscere - le tappe obbligate che conducono al “giorno + bello”.
Insomma è difficile essere padroni della propria vita. La famiglia, gli amici, le consuetudini sociali sono brutte bestie, difficili da combattere. E quando alla fine Leo pensa in qualche modo di esserci riuscito, riconciliandosi con se stesso e con la sua Nina, ecco che il destino, l’avversario più pericoloso, ha in serbo per lui una nuova, stupefacente, devastante sorpresa…

Massimo Cappelli