Fondazione Fare Cinema
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Note di regia del documentario "Gitanes"


Note di regia del documentario
Una scena del documentario "Gitanes"
Abbiamo cercato di proporre uno sguardo fortemente personale nell’ordinare gli ottimi spunti offerti dallo scenario: la leggenda, i Gitani con le loro tradizioni, i paesaggi, la festa. La mdp ha seguito la nostra Sara come un occhio che, nei giorni del pellegrinaggio, ha cercato di raccontare gli avvenimenti in modo non documentaristico, ma con uno stile che facesse il possibile per vivere l’evento nello spazio soggettivo della protagonista. Il montaggio ha seguito i discorsi dei Gitani, ma anche il crescendo emotivo degli avvenimenti: Sara ha perso presto l’iniziale approccio puramente antropologico nei confronti dell’evento, facendo diventare noi stessi spettatori e attori di una festa che racconta un intero popolo. La nostra protagonista parte con l’intento di realizzare un servizio su questo grandissimo raduno spirituale: non ha un’idea precisa, ma solo qualche domanda appuntata e la voglia di realizzare un buon lavoro. Doveva fare questo viaggio con un’altra giornalista e con un fotografo ma, per un piccolo imprevisto, i colleghi non la potranno raggiungere e lei si troverà inaspettatamente sola fin dall’inizio, in mezzo al marasma dei Gitani in festa. La ragazza si rivelerà seria ed intraprendente ed inizierà subito ad intervistare le persone, in francese, durante i preparativi per la festa. Non tutti vorranno rispondere e anche le difficoltà linguistiche si faranno sentire (la vera lingua gitana è di origine sanscrita). Dopo un po’ Sara deciderà di passare ad un approccio meno professionale e più diretto, ottenendo grande fiducia da parte dei Gitani: si vedrà costretta a ridefinire i suoi giudizi verso un popolo nomade che per molti di noi è solo sinonimo di ignoranza e delinquenza. Imparerà anzi ad amare e apprezzare il significato dello spirito libero e poetico che spinge i Gitani a non avere terra, a non avere patria. Sarà proprio il contatto diretto ad aiutarla a capire.

Matteo Rovere