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Incontro con Ferzan Ozpetek su "Saturno Contro"


"Saturno Contro": il film corale del regista Ferzan Ozpetek prodotto da Tilde Corsi e Gianni Romoli per la R&C Produzioni e distribuito da Medusa Film.


Incontro con Ferzan Ozpetek su
Backstage di "Saturno Contro"
"Saturno Contro" č un film corale, la storia di un gruppo di amici. Si respira per questo un clima quasi da “Fate Ignoranti”, sette anni dopo. E’ una scelta voluta e meditata o solo una coincidenza?
Sono due film molto diversi, anche se a prima vista potrebbe sembrare che abbiano dei punti in comune. "Le Fate Ignoranti" era la storia di una donna e del suo incontro con un gruppo di persone che erano esattamente il suo “opposto” e da questo incontro nasceva e maturava il “cambiamento” e la “guarigione” della protagonista. Il “gruppo” de “Le Fate” era un gruppo “alternativo”, non borghese. Era una vera e propria “famiglia allargata”, quasi una “comune”. A differenza di quel film, "Saturno Contro" non racconta la storia di un personaggio in rapporto ad un gruppo “diverso”, ma racconta direttamente il gruppo, che č abbastanza omogeneo e decisamente borghese. Il nucleo centrale del gruppo č formato da persone, piů o meno dei quarantenni, che non hanno problemi economici, hanno un rapporto di amicizia molto stretto e intenso e di lunga data che presenta dei segni di stanchezza dovuta all’abitudine. A loro, col tempo, si sono aggiunti elementi piů giovani che perň ormai fanno parte integrante del gruppo, che si confronta soprattutto con il tema della Separazione (sia nell’amicizia che nell’amore) ma non si pone come “alternativo”, anche se composto da persone con scelte sessuali diverse tra loro. Questo fatto non č sottolineato e non č la “differenza” che li unisce (come ne “Le Fate”) ma l’amore e l’amicizia che hanno maturato in anni di esperienze in comune.
"Saturno Contro" č un film con una decina di protagonisti. Come scegli gli attori e come lavori con loro?
Quando abbiamo cominciato a pensare e scrivere il film ancora non avevamo in mente gli attori. Sapevo da tempo che avevo voglia di lavorare di nuovo sia con Accorsi che con la Buy. E sapevo anche di voler lavorare con Favino. Ma durante la scrittura non era stato ancora deciso se ci sarebbero stati nel film e in quali personaggi. Mentre scrivevamo il film perň sempre di piů mi era chiaro che Stefano sarebbe stato giusto per il personaggio di Antonio: gliene ho anche parlato e gli ho fatto leggere qualcosa e lui era entusiasta. Cosě come il personaggio di Neval era ovviamente destinato a Serra Yilmaz, con cui volevo tornare a lavorare. A scrittura finita ho cominciato a pensare agli altri. Ricreare la coppia Accorsi/Buy, che tanto successo aveva avuto ne “Le Fate”, era un’idea che mi piaceva ma nello stesso tempo mi intimoriva, non volevo che sembrasse una idea “produttiva”, una furbata. Ma come si fa a resistere a Margherita? E’ talmente naturale e brava! Allora ho voluto rivederli insieme e subito č riscattata la “chimica” giusta tra loro e anche tra loro e me. La terza scelta č stata quasi naturale: se a Favino fosse piaciuto il personaggio di Davide, sarebbe stato suo. E cosě č successo. Per gli altri personaggi il mio casting mi ha fatto una serie di proposte e ho scelto chi incontrare. Io non faccio provini su parte. Parlo con gli attori, non solo del film ma anche e soprattutto di altro. Devo “sentire” quanto di loro possono dare al “personaggio”, con un processo quasi contrario a quello che si fa di solito. Come se fosse il Personaggio che si deve immedesimare nell’Attore e non l’opposto. Per Roberta ho pensato subito ad Ambra, che avevo incontrato un anno prima ad una premiazione. Non ho pregiudizi nei confronti degli attori: non mi importa se siano famosi o no, se vengano dalla televisione o dal cinema o dal teatro. Dipende tutto dal rapporto che si instaura tra me e loro negli incontri che faccio. Una volta deciso il cast, prima di girare il film, faccio un paio di settimane di lettura a tavolino con gli attori di tutto il copione. E’ importante anche per la scrittura che le situazioni e i dialoghi siano verificati con loro, in modo che se ci sono dei dubbi, delle incogruenze, delle mancanze
vengano fuori subito. Questo ci porta sempre a fare dei tagli, delle aggiunte, a rendere il dialogo il piů naturale e “parlato” possibile, senza perň snaturare la struttura e il senso della sceneggiatura. Dovendo girare un film con cosě tanti personaggi e quindi cosě tanti attori, era importante per me che il gruppo si formasse prima di girare, che ci fosse giŕ un affiatamento, che non si stabilissero gerarchie o stili di recitazione diversi. Per questo, poi, sul set c’č stata una atmosfera quasi magica di grande amicizia e collaborazione tra tutti. Si ritrovano nel film temi morali e problematiche sociali di estrema attualitŕ. Trattati con delicatezza e senza forzature ideologiche. Quanto incide “lo spirito dei tempi” nelle storie che, con il tuo co-sceneggiatore Gianni Romoli, decidi di portare sullo schermo? “Lo Spirito dei Tempi” incide moltissimo ma non direttamente, arriva per conto suo, non cercato, non voluto. Insomma si invita da solo alla festa, ma č inevitabile che ci sia. Quando comincio a parlare di un film con Gianni Romoli non partiamo mai dai “temi” e soprattutto mai dall’attualitŕ. Quasi sempre il punto di partenza č un episodio, una emozione, un ricordo. Ci chiediamo cosa vogliamo raccontare di noi stessi in questo preciso momento della nostra vita. Non perň a livello di fatti personali e autobiografici. E’ come se andassimo alla ricerca di tirar fuori il “sentimento” che proviamo piů forte in quel momento o che abbiamo provato negli ultimi tempi. Cosa ci sembra giusto e necessario raccontare. Quindi casomai il punto di partenza, se č di attualitŕ, č di una attualitŕ sentimentale ed emotiva, molto irrazionale. Ci frantumiamo allora in molti personaggi: ognuno di loro ha delle cose nostre, ma nessuno di loro č completamente noi. E con i personaggi iniziamo a imbastire una storia.
Se poi la storia incontra strada facendo un tema sociale o morale che č di attualitŕ stiamo, casomai, attenti a che questo non divori quello che stiamo raccontando. Cerchiamo di lasciarlo fuori della porta. Ci concentriamo fortemente sui personaggi e sulle dinamiche tra loro. E credo che in "Saturno Contro" questo sia avvenuto ancora di piů che negli altri miei film. Il mondo intorno ai personaggi quasi non č rappresentato oggettivamente, non si vede la “societŕ”, č come se loro stessero in un palcoscenico in cui non c’č posto per altri, nemmeno quasi per le comparse. Se poi da quello che loro vivono e con cui si confrontano scaturiscono oltre che i sentimenti anche i temi morali e sociali del momento sono contento perché significa che i Personaggi sono realmente nostri “Contemporanei”. Nessuno sfugge alla Societŕ in cui vive. Come si diceva tanti anni fa? “Il Privato č Politico”. Beh, č ancora vero.

A cura dell’ufficio stampa

22/02/2007