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Note di regia del film "Amatemi"


Il regista Renato De Maria descrive il film "Amatemi".


Note di regia del film
Una scena del film "Amatemi"
Improvvisamente, e senza preavviso alcuno, Nina viene lasciata dal marito. Si ritrova sola, sprofondata nel silenzio della sua casa. Crollate le sue certezze, in un primo momento sembra non avere le risorse per reagire nella sua vita privata come nel suo ambiente di lavoro. Il suo problema è la disabitudine a pensare la propria vita in prima persona, semplicemente a partire da se stessa. Quando realizza questo, e si libera in un solo mattino di tutto il suo passato, una leggerezza improvvisa la porta a ritrovare bellezza, sensualità e soprattutto il coraggio di andare verso gli altri, senza pregiudizi e senza aspettative. Ritrovando questa identità leggera Nina scopre di non avere paura degli altri. Uomini o donne che siano. E quando la sua bocca rossa si avvicina al microfono per pronunciare quella frase che è il titolo del film “Amatemi” Nina si rivolge a tutti quelli che ha conosciuto, a tutti quelli che conoscerà, ma soprattutto a se stessa.
"Amatemi" è un ritratto di donna. Una foto iperrealista con una donna al centro. Un racconto al femminile che si sviluppa in un non luogo. E’ un non luogo il posto dove Nina lavora, un centro commerciale. Sono non luoghi le strade che percorre, gli scenari che fanno da sfondo alla sua figura. La vita di Nina scorre in un acquario, tra le vetrine di grandi negozi sparsi come astronavi luminose ai lati delle strade, dietro i cristalli delle automobili, attraverso i quali lei guarda il mondo, e nei palazzi dalle architetture iper moderne dove si nasconde. Un mondo asettico e trasparente. Senza rumore. E’ invece concreta, calda, palpitante l’emozione che scorre nel suo intimo. Quello che racconto di Nina è un’evoluzione, una trasformazione che avviene in un contesto di modernità esasperata.
Una donna che trova il coraggio di essere indipendente con la spregiudicatezza di mettere in gioco tutta la sua femminilità, con leggerezza ma fino in fondo. C’è una protagonista assoluta in questo film: Isabella Ferrari. Un’attrice che ho voluto utilizzare puntando, anche sfacciatamente, non solo sulla sua capacità interpretativa ma anche sulla sua bellezza. Una bellezza che ho perfino esasperato nei colori: vivaci, erotici. E contestualizzato in una cornice di cristallo che rendesse ancora più netta la sua immagine.
Dal colore delle labbra, al biondo fluente e morbido dei capelli, al corpo esibito nelle sue forme più femminili. La trasformazione di Nina spinge verso un erotismo che vuole essere gaio, colorato, vivace e non morboso.
Poi c’è l’ambientazione, che non è solo una scelta scenografica, ma un racconto sociale del moderno. I rapporti umani sono modificati e costantemente ridefiniti dalla forma città.
Noi mostriamo una città che non esiste, ma che è la raccolta di tanti scenari incontrati semplicemente facendo correre l’automobile di Nina. Donna sola in movimento. La statale che Nina percorre tutti i giorni, e da un certo punto in poi, anche di notte, è la forma della città che scorre, il modernismo architettonico che si sviluppa lontano dai centri abitati, ma vicino ai centri commerciali, il non luogo dove Nina lavora. Il centro commerciale che è vissuto più come luogo di incontro che come aggregato di negozi è molto spesso un’astronave luminosa, tra altre astronavi che si susseguono come una giostra luminosa, e che vendono automobili, attrezzature per palestre, tinelli e cucine. Un’abbagliante esposizione attraverso cristalli trasparenti, che non sono vetrine, ma schermi sul mondo.
Il mondo esterno che incornicia la vita di Nina è un acquario spettacolare, un’immensa vetrina di cristallo, dove uomini e donne appaiono come pesci colorati. Tanti colori, e molto silenzio. Un silenzio acquatico dove il sorriso di Nina, e il suo poetico e leggero proclama, “Amatemi”, se non rompono il cristallo da cui tutti noi siamo circondati, almeno ci aggiungono una luce calorosa, quella che è dentro ognuno di noi, anche se scorriamo anonimi su una statale qualunque.
Il mio film è qui, in questo contrasto tra la modernità fredda e futuribile del contesto, e il calore senza tempo del palpito di Nina, la sua emozione intima e preziosa, che spero sia di tutte le donne, e forse di tutti noi.

Renato De Maria