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Lazio e il Cinema - Storie, Luoghi, Star


Autore: Giuseppe Cerasa, Vincenzo Mollica
Casa editrice: Repubblica
Anno: 2022
Prezzo: 12,00 €

Descrizione: La guida, attraverso 28 interviste e 29 passeggiate tematiche, esplora da ogni punto di vista lo stretto rapporto tra il Lazio e la settima arte. E i luoghi del gusto felliniani non potevano non essere protagonisti. Il via alle serate di Fellini e Mollica era spesso con i tramonti di piazza del Popolo, in particolare allo storico bar Canova, l’insegna che dal 1952 è il salotto romano per eccellenza, tra pizze, caffetteria e piatti di cucina mediterranea e italiana: "Era stregato soprattutto dai colori che il centro di Roma regala. Certe volte ci mettevamo lì, da Canova, dove c'è un panorama molto ampio, dove i tramonti si vedono bene. Si passa dal rosso al giallo, dal blu al celeste, poi al verde, poi al giallo e poi a un rosso fiammeggiante. E questa scansione dei colori ogni volta è sorprendente perché è come un'illusione ottica, seducente in maniera magistrale", racconta Mollica.
La cena con Fellini poi iniziava presto, ben prima degli orari dei romani, verso le sette e mezza, e gli indirizzi di riferimento erano due. "Andavamo Dal Toscano", dove il regista "chiedeva sempre le polpette con l'uvetta, come gliele faceva sua madre", ricorda il giornalista, riferendosi al ristorante che, ancora oggi, in via Germanico, è un grande classico per i piatti di carne, portando avanti una tradizione iniziata addirittura negli anni Trenta. "Oppure si andava vicino al corso d'Italia, alla Cesarina", altra insegna dalla lunga storia, in via Piemonte 109, dove il menu degustazione esalta una cucina autentica, tra cotoletta alla bolognese e tortellone di ricotta e spinaci al pomodoro.
Ma Fellini non è stato solo un simbolo della città di Roma. "Amava molto anche Fregene" spiega Mollica, dove il maestro gustava, in riva al mare, le bruschette con le telline del ristorante Il Mastino (via Silvi Marina 19), ancora oggi amatissime. "Per lui il mare, il Lazio, Roma e i suoi dintorni erano familiari - spiega il giornalista -. Gli piaceva molto andare a mangiare ai Castelli Romani, a Frascati ad esempio. Da Cinecittà erano vicini e quando lavorava, se c’era tempo, andava a mangiare fuori". Così, spesso insieme al suo inseparabile scenografo, il premio Oscar Dante Ferretti, Fellini andava "al Vecchio Fico di Grottaferrata, da Claudio Ciocca, il grande amico oste al quale per primo aveva fatto fare la comparsa", ricorda Laura Delli Colli, in uno degli articoli che ha scritto per la guida. "Da Claudio, che non c’è più solo da qualche anno, Fellini era così di casa - continua Delli Colli - che la sera di ogni 25 dicembre, insieme con Giulietta (Masina, moglie del regista, ndr) e qualche amico, pure lui si metteva personalmente in cucina per servire agli amici più stretti, a porte chiuse, i tortellini in brodo di Natale".
Il regista di “8½” al ristorante non si limitava a mangiare. Il suo amore per il disegno è cosa nota, come testimoniato da disegni, schizzi e vignette custoditi dalla Fiaschetteria Beltramme (via della Croce 39), firmati da Fellini, che insieme a Ennio Flaiano a questi tavoli sceneggiò “La dolce vita”. "Disegnava sui tovaglioli dei ristoranti", ricorda infine Mollica, che aggiunge: "Una volta eravamo a pranzo con Federico e Giulietta. Mia figlia Caterina non mangiava tanto volentieri e quindi, per farla mangiare, mia moglie Rosa Maria le raccontava delle fiabe. A un certo punto Federico cominciò a illustrarle: Caterina rappresentata come una fatina, e poi draghi e tutto il resto. Faceva disegni straordinari".