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Francesco Chiti  (17/09/2006 @ 20:07)
Verdone ha sempre un modo intelligente di far ridere e riflettere, non sono risate piacione ma sorrisi ironici
Simone Cosimi  (07/02/2006 @ 00:00)
Non è il solito Verdone. Questo è certo. O meglio, sarà pure il solito Verdone. Però ha tentato di fare qualcosa di nuovo. Meglio non esagerare con i paroloni. Diciamo, “qualcosa di diverso”. E cioè: far tornare a ridere. Tutto ciò per prepararvi a quel che dirò del nuovo film del gallo cedrone nostrano, Carlo Verdone appunto. “L’amore è eterno finché dura”, infatti, è senza dubbio un piatto cucinato con i soliti ingredienti: un protagonista sfigato e babbaleo stufo del tran-tran matrimoniale, due – o più - donne che se lo contendono mettendolo in crisi, situazioni al limite del paradossale. Insomma, il solito. Però, sappiamo bene, un piatto può cambiare del tutto gusto a seconda di come lo si serva in tavola. E stavolta, col suo ultimo lavoro, Verdone ci propone qualcosa di diverso, in cui sembra aver ritrovato la sue verve di chef della risata. Gilberto (Carlo Verdone), padre premuroso e marito ormai decotto, decide di ravvivare la sua vita sentimentale partecipando ad uno speed-date, uno di quegli incontri in cui ci si conosce con decine di ragazze diverse per un massimo di 200 secondi a chiacchierata. Per farlo si dichiara vedovo. Non tutto procede bene e l’altarino viene scoperto dalla viva e vegeta moglie Tiziana (Laura Morante) che lo caccia di casa. Gilberto trova ospitalità dall’amico Andrea che convive con la fidanzata Carlotta (Stefania Rocca). La sua irruzione nelle loro vite darà il via ad un effetto-domino che porterà ciascuno degli interpreti a rivedere i propri rapporti e, in caso, a modificarli. Il tutto rosolato in una manciata di gag degne del primo Verdone, che recupera in questo film un ruolo preponderante – oltre agli spassosi primi piani sul suo usuale faccione stile emoticon -, ottimamente supportato da una brava Laura Morante (basta però con questi ruoli da nevrotica mucciniana) ed un’ottima Stefania Rocca, che si conferma interprete poliedrica. Storia trita e ritrita, ma non è lì che vuole puntare Verdone. Mira invece a fondere tematiche complesse – e, ad onor del vero, trattate a dismisura ultimamente – quali rapporto genitori-figli e matrimonio, incanalandole nella comicità ma non nella volgarità. Insomma, meno “Gallo cedrone”, più “Io e mia sorella” o “Perdiamoci di vista” – in quanto a registro filmico. Anche se con qualche problema in meno, ed un finale nettamente anti-verdoniano. Un Verdone che torna indietro di qualche anno, per la gioia di tutti.

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