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CHIESA NOSTRA - "La storia della mafia e della Chiesa"


Il regista Antonio Bellia accompagna in tour per l'Italia (prossima tappa: Torino) il suo documentario "Chiesa nostra"


CHIESA NOSTRA -
Pippo Delbono in "Chiesa nostra"
Mercoledì 22 maggio alle 21 a Torino l’Associazione Baretti e l’Associazione Museo Nazionale del Cinema promuovono la proiezione in anteprima regionale del film "Chiesa Nostra" di Antonio Bellia, un documentario sul complesso e ambiguo rapporto tra mafia e Chiesa dal dopoguerra ai nostri giorni scritto insieme ad Antonio La Licata (Italia 2024, 75′). All’appuntamento intervengono il regista Antonio Bellia e l’attore principale Pippo Delbono.

Bellia, come nasce il suo interesse per questo tema?

Sono siciliano e cresciuto in Sicilia, ho sempre vissuto questa contraddizione fortissima, vedere da un lato la realtà di Palermo degli anni '80 con preti di borgata molto impegnati nel discorso antimafia, con iniziative estremamente significative; dall'altra parte nichilismo e silenzio da parte dei vertici della Chiesa, locale e nazionale, una contraddizione talmente forte ed evidente che lasciava perplesso.
La voglia di raccontarlo è nata vedendo che con Papa Francesco si è quasi concluso un percorso verso la scomunica dei mafiosi da parte della Chiesa: dico quasi perché lui lo ha detto pubblicamente ma per ora non c'è nessun atto formale che lo confermi.

Come ha svolto la sua ricerca?

Non c'era nulla di davvero nascosto, non ho scoperto chissà cosa. Ma in realtà quasi mai tutto ciò è stato raccontato, soprattutto su un arco così ampio. Ora sono maturati i tempi, si può fare un mea culpa, c'è una maturità tale che si può affrontare più facilmente. Poi non tutto è semplice, ad esempio fare una distribuzione capillare del film non è facile, c'è da mettersi le mani nei capelli...
Mi ha fatto molto piacere la risposta del mondo cattolico, inaspettata: hanno capito maggiormente il lavoro che ho fatto, che non vuole essere una critica ma una presa d'atto.
Chi ha accettato di parlare con me lo ha fatto senza censure, nessuna domanda è stata evitata.

E per i "buchi" di ricerca ci sono i disegni animati di Nico Bonomolo.

Esatto. Alcuni materiali sono stati difficili da trovare, lo immaginavo e quindi avevo previsto l'animazione fin dalla scrittura del progetto. Anche esteticamente dà qualcosa in più, molto materiale che usiamo è di vecchi servizi tv, visivamente niente di esaltante: Bonomolo ha un tratto e una delicatezza nel disegno che ho sempre amato, lo stimo tantissimo.

A tutto ciò si è aggiunto anche Pippo Delbono.

Ho un bellissimo rapporto con Pippo, è il nostro secondo lavoro insieme dopo "La corsa de L'Ora", con cui abbiamo vinto un Nastro d'argento. C'è grande sintonia tra noi. Dal punto di vista espressivo trasmette tantissimo: gli ho chiesto qualcosa di evocativo ma non ricostruttivo, una cosa che non amo nel documentario, volevo da lui un intervento in cui con il suo tono di voce e con una modalità scenografica scarna si raccontasse quello che accadeva... lavorare con lui è magico.

17/05/2024, 08:09

Carlo Griseri