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Note di regia di "Marconi - L'Uomo che ha Connesso il Mondo"


Note di regia di
Questa miniserie non è un tradizionale biopic su un personaggio passato alla storia per le sue scoperte rivoluzionarie. Racconta i primi esperimenti di trasmissione di un segnale nell’etere, che apriranno la strada alla tecnologia wireless, portando il mondo nella contemporaneità, ma si concentra soprattutto sulla storia di un uomo che alla fine degli anni Trenta è uno degli italiani più famosi del mondo. Uno scienziato, certamente, ma anche un imprenditore di enorme successo, una sorta di Steve Jobs cento anni prima, capace di sintetizzare idee ed esperimenti a cavallo dei due secoli e farli diventare un enorme business. Inventore della radio, fondatore della Bbc e premio Nobel per la fisica, Guglielmo Marconi si trova al centro di una guerra tra scienza e potere, tra ricerca scientifica e industria bellica. La nostra miniserie in due puntate racconta soprattutto il momento in cui il protagonista, fino ad allora osannato dal regime fascista e per questo a capo della ricerca scientifica italiana (compreso l’istituto di Fisica di Enrico Fermi), si trova di fronte a un dilemma fondamentale: assecondare i voleri del Duce e lavorare per l’industria bellica oppure resistere e non tradire gli ideali che lo hanno sempre guidato, ovvero la fiducia in un progresso tecnologico che possa unire i popoli e non dividerli. È il 1937, l’Italia si sta stringendo nell’abbraccio letale con la Germania di Hitler e le leggi razziali sono alle porte. Il nostro racconto mette insieme due Marconi, il giovane scienziato visionario e l’uomo di potere che decide di non assecondare i voleri di Mussolini e per questa ragione si ritrova spiato dall’Ovra e al centro di un intrigo internazionale. È un lavoro eclettico, che fa coesistere generi diversi, tessuti sulla vita di un protagonista che da adulto ha la personalità intensa di Stefano Accorsi e da ragazzo la forza vitale di Nicolas Maupas. È stata anche l’occasione per raccontare i rapporti di potere all’interno del regime, ben rappresentato dalla relazione tra Mussolini e Bottai, personificati da Fortunato Cerlino e Flavio Furno. Abbiamo anche avuto l’occasione di mettere in scena due modelli femminili distanti, rappresentati dalla sfrontatezza contemporanea della giornalista Isabella Gordon (Ludovica Martino) e da quel mix di formalismo e dolcezza che era Cristina Bezzi Scali, la giovane seconda moglie di Marconi (Cecilia Bertozzi). Se è vero che ogni film racconta precisamente il tempo che l’ha generato, questa miniserie trova il suo segno di contemporaneità, il suo tema dominante, nella paura della guerra che anima il nostro protagonista, nella certezza che armarsi non sia mai una scelta di pace. E nell’idea che il futuro, ovvero il nostro presente che Marconi sapeva perfettamente immaginare, dovesse essere un tempo di fratellanza tra i popoli, grazie all’uso virtuoso della tecnologia.

Lucio Pellegrini