Fondazione Fare Cinema
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locandina di "Black Star"

Black Star


Regia: Francesco Castellani
Anno di produzione: 2012
Durata: 100'
Tipologia: lungometraggio
Genere: drammatico/sportivo
Paese: Italia
Produzione: Point Films; in collaborazione con Rai Cinema
Distributore: n.d.
Data di uscita: 10/10/2013
Formato di proiezione: DCP, colore
Ufficio Stampa: Viviana Ronzitti
Titolo originale: Black Star

Recensioni di :
- BLACKSTAR - Il calcio e l'integrazione possibile
- Festival Roma - BLACK STAR Storie di calcio e di integrazione

Sinossi: Quattro amici italiani gestiscono una squadra di calcio di rifugiati politici con l’obiettivo di farla partecipare al campionato cittadino. In estate, ottengono in gestione un campo di calcio abbandonato nel cuore del quartiere Pietralata, ma si trovano a fronteggiare l’opposizione di alcuni abitanti che hanno fondato un comitato di quartiere per rivendicare l’uso del campo. Grazie a un abile avvocato, il comitato ottiene un’ordinanza di sgombero. Pur di non rinunciare al proprio sogno, i ragazzi della squadra reagiscono barricandosi nel campo per quattro giorni, fino a un imprevedibile epilogo durante la notte di San Lorenzo.

Sito Web: http://

"Black Star" è stato sostenuto da:
UNHCR
Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC) (Film per Ragazzi)


Note:
"Black Star" è liberamente ispirato ad una vera squadra di calcio di rifugiati, la "Liberi Nantes Football Club". Ho conosciuto la squadra nel 2007 su un polveroso cam­po di calcio della periferia romana in occasione di una partita contro una squadra di ragazzi romani. In campo appariva uno striscione: “FREE TO PLAY” c’era scritto. Credo che la suggestione di partenza del film sia stata proprio in quel “liberi di giocare”; l'aspirazione cioè ad uno spazio di gioco che è anche di vita e di espressione. Un bisogno comune a tutti, che vale per un campo su cui giocare ma vale per la vita, per il lavoro, per il talento e per l’amore; vale per un rifugiato, per un clandestino, ma anche per un qualunque ragazzo italiano. Tutti cerchiamo la nostra stra­da, il nostro destino e una dimensione di vita da vivere liberamente. E tutti allo stesso modo questa possibile libertà la sentiamo minacciata dalla precarietà e dalla paura.

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