FESTIVAL DEL CINEMA DI PORRETTA TERME 24
- Rigo De Righi: "Deciderà una moneta"
In concorso Fuori dal Giro al Festival del Cinema di Porretta, “
Testa o croce?” è stato accompagnato in sala da uno dei due registi,
Alessio Rigo De Righi (l'altro è Matteo Zoppis). Lo abbiamo intervistato.
Questo film arriva alla fine, per ora, di un percorso lungo che va da Belva nera a Il Solengo a Re Granchio, e ogni volta era bello vedere questo stesso mondo che cresceva, che veniva raccontato da un altro punto di vista, con gli stessi personaggi che tornavano in modo sempre diverso... Testa o Croce? rappresenta un quarto capitolo di questo percorso, ma anche molto altro, ovviamente.
Intanto ci siamo spostati da Vejano, stavolta non abbiamo girato lì anche se non troppo lontano. La parte iniziale del Wild West Show è girata a Roma, la fuga è nella zona di Sabaudia, nel parco naturale del Circeo e quella zona lì, Grotta delle Capre, tutta la prima parte segue un'idea più logica, più geografica.
Quando da Roma vanno verso sud, attraversano le paludi pontine, che poi quando abbiamo girato non erano del tutto paludi purtroppo, poi il film abbandona quella logica geografica ed entra un pochino più nell'intimo del personaggio di Rosa e quindi i suoi movimenti riflettono i suoi stati d'animo, le ultime scene che abbiamo girato, dalla scena del treno in poi, sono in Toscana.
Ma qualche traccia di quel mondo rimane...
Assolutamente sì! Noi continuiamo a voler lavorare con loro che sono, oltre a essere delle persone a cui siamo affezionati, come dicevi prima, e che ci aiutano in molte cose (spesso noi magari scriviamo una scena e la rivediamo anche con loro, la proviamo insieme a loro per vedere come dicono una cosa, un'espressione, un modo di dire) e poi perché sono degli attori fantastici, ci piace anche costruire il nostro mondo attraverso i volti, quindi loro sono cruciali. E poi, sì, è come dici tu.
Già in Re Granchio partivate da quel mondo per poi andare, nella seconda parte, in fuga verso l'Argentina: in questo caso sempre di fuga si parla, anche se in modo totalmente diverso.
Noi sin dal primo
Belva nera avevamo in mente un po' quell'immaginario, devo dire che la casina di caccia dove abbiamo conosciuto per la prima volta Ercolino e tutti gli altri nostri amici cacciatori della zona ci è sembrata da subito una locanda western.
Ercolino stesso ci sembrava un William Holden italiano e quindi l'immaginario è sempre andato in quella direzione lì. Poi l'altro giorno io lo rivedevo
Testa o croce? e mi chiedevo ma chissà se è veramente un western questo oppure è un film d'avventura o un noir o un film surrealista... ma chiaramente quell'immaginario noi lo avevamo ben chiaro in mente ed è soprattutto il punto di partenza del film, il mito del West arriva raccontato da Buffalo Bill in Italia. Poi Buffalo Bill racconta a sua volta la sua versione della storia di Rosa, che è il suo racconto western italiano, in qualche modo smentito poi da quello che noi vediamo invece essere il percorso del personaggio di Rosa in fuga insieme a Santino. Lì noi abbiamo cercato a livello formale in qualche modo di racchiudere all'interno della narrazione del film diversi sottogeneri del western che a noi hanno appassionato molto. Quindi parte come un western classico, quasi alla Ford se vuoi o quello che è e poi attraverso invece parti più da western revisionista, dallo psichedelico fino al surrealismo della parte finale.
Il titolo è sempre stato questo? Per la prima volta non c'è un animale.
I cambiamenti sono voluti fino a un certo punto nel senso che si agisce anche molto d'istinto in qualche modo, noi sapevamo che volevamo fare un film, sapevamo che volevamo lavorare con attori, che volevamo farlo con Alessandro Borghi, con Nadia Tereszkiewicz, con John C. Reilly, con Peter Lanzani, volevamo quindi allargare in qualche modo certi aspetti, ma livello di scrittura credo le cose siano venute abbastanza spontaneamente.
Testa o croce?, con il punto interrogativo. Anche il film, con molti personaggi, cambia in base a quelli su cui ci concentriamo. Il punto interrogativo è la domanda, perché a noi, con Matteo, ci interessa di più il cinema che propone una domanda piuttosto che quello che vuol dare una risposta.
Ci piacciono i film che ti portano a riflettere un po' e non quelli che ti servono su un piatto tutto già pronto, senza interpretazione. In questo caso ci sono diversi punti, a seconda del personaggio che è un po' al centro dell'occhio narrativo, cambia anche tanto il genere di film, la sensibilità del momento.
Come dicevamo all'inizio, c'è un filo evidente che unisce i vostri primi quattro progetti: è un filo che, secondo voi, ancora, in questo momento, continuerà a ispirarvi, oppure avete chiuso una fare?
Chissà... le cose non si chiudono mai, in realtà. E' chiaro che noi abbiamo sempre la volontà, in qualche modo, di rilanciare, scoprire delle cose nuove, eccetera, quindi chissà dove ci porterà adesso il destino. Forse dovremmo far decidere a una moneta, come fanno i protagonisti.
12/12/2025, 11:10
Carlo Griseri