ABOUT LUIS - Lucia Chiarla: "Riflettiamo
sulle dinamiche del bullismo"
Lucia Chiarla è una regista italiana da anni residente e operativa in Germania: dal 27 novembre, dopo un tour festivaliero, il suo film "
About Luis" arriva in sala nel nostro Paese distribuito da Nomad Film.
Lucia, come è nata l'idea di questo film sul bullismo, tema affrontato in maniera molto originale?
L'idea è nata dopo la lettura del testo di Paco Bezerra, un autore teatrale spagnolo contemporaneo, "My little pony". La cosa che mi ha interessata di più è stata come i genitori dopo l'episodio di bullismo che ha coinvolto loro figlio hanno iniziato a polarizzarsi, come cercassero di uscire da quella situazione ma allontanandosi, restando soli, perché non avevano gli strumenti giusti.
Mi piaceva l'idea di parlare del bullismo, ma non restando sul fatto violento e sullo shock, puntando sui meccanismi, sulle motivazioni: la nostra società è particolarmente violenta e i ragazzi in qualche modo riproducono quel che vedono.
Mi interessava quindi affrontarla dal punto di vista del meccanismo del bullismo e della difficoltà della famiglia di affrontare tutto ciò, cercando di creare un luogo sicuro per il figlio nella sua routine...
Notevole è il modo in cui tutto ciò è raccontato: nello spazio stretto di un taxi, senza mai farci vedere Luis.
La grande sfida era come farlo, sì: volevo mantenere la prospettiva sui genitori, mai andare sui ragazzi, ma era complesso. Non volevo fare un altro "Carnage" di Polanski: c'era già, non volevo ripetere la dinamica dell'appartamento ma uscire, avere una sorta salotto quotidiano ma fuori, il taxi è stato perfetto. Tra le linee di testo si capiva che il padre faceva un lavoro notturno, io avevo un amico da poco taxista che mi raccontava delle persone che incontrava, mi sono accorta che quell'incontro continuo con l'esterno poteva essere adatto.
In macchina poi si ha spesso paura, si sta come in difesa, l'idea venuta così. Mi sembrava una bella metafora, l'auto sempre in viaggio e loro che non possono scendere, una metafora della vita, in cui a volte serve fermarsi ma loro non possono farlo.
Dovevo convincere il produttore a fare un road movie su una tematica intima e familiare, ma ha funzionato! Ci sono poi gli interventi dei radio giornali, con la violenza crescente all'esterno, la paura...
L'idea di non vedere mai Luis era per evitare la pornografia del dolore, se la vediamo come pubblico poi vogliamo i dettagli sulla violenza e non riflettiamo più, sospendiamo tutto.
In futuro? Il film andrà nelle scuole?
Vorremmo tanto, in Germania per ora è stato fatto poco. Vivo da tanti anni fuori dall'Italia, questo è il mio primo film distribuito lì e sono curiosa di vedere come va: nel frattempo ho diversi progetti, in Germania un film sul desiderio di ritorno a casa di un ragazzo siriano che a 15 anni è arrivato qui e dopo la caduta di Assad inizia a pensare al ritorno, con tutte le difficoltà del caso. E' un tema a me caro, anni fa ho lavorato con siriani per un progetto teatrale e un documentario.
E poi c'è un film che vorrei fare in Italia, ma per scaramanzia non dico altro!
12/11/2025, 10:32
Carlo Griseri