Note di regia di "Alba" di Valentina Pischedda
In un presente in continuo movimento, dove siamo sempre reperibili ed esposti a video ed immagini ovunque andiamo, “
Alba” vuole prendersi una pausa da tutto questo. Uno spaesamento che la mia generazione di “fuorisede” prova quotidianamente al cospetto di una metropoli come Roma, la cui velocità tende sempre di più ad isolarci in solitudini “produttive”. Volevo raccontare proprio il nostro bisogno di uno spazio interiore dove rifugiarci dal mondo. Infatti, in “Alba” il caos della città diventa uno sfondo fuori fuoco, cedendo il posto a luoghi isolati, che la protagonista Camilla si trova a esplorare, alla ricerca forse di un fantasma, o forse di sé stessa.
Realizzato all’interno dell’ultimo anno di specializzazione della Scuola di Cinema “Sentieri Selvaggi”, il corto ha assunto così una narrazione introspettiva e quasi metafisica, costruita su primi piani e inquadrature a precedere: i percorsi nascosti ai margini della città che Camilla attraversa riflettono la sua interiorità, scindendola in due. Un viaggio intimo e personale, nel tentativo di costruire un movimento alternativo a quello del territorio urbano ma altrettanto costante, anche nelle inquadrature fisse: l’utilizzo costante dello spallaccio, mai del cavalletto, è stata una scelta fondamentale per vivere il tumulto interiore di un personaggio introverso e taciturno, che vuole farsi punto di vista universale.
Valentina Pischedda