Note di regia di "Sciatunostro"
Sciatunostro è la storia di chi parte e di chi resta, di chi va incontro alla vita e di chi la celebra conservandone la memoria. È un film che affronta temi come il passaggio dall'infanzia all'adolescenza, l'isolamento, l'esperienza del distacco, la nostalgia. Ma vero protagonista è il tempo. Un tempo che cambia, che si rigenera e segue dinamiche proprie, ma anche un tempo che può essere conservato dentro un hard disk da due terabyte. Questo film nasce da un desiderio essenziale: restituire voce e respiro a una memoria collettiva che rischia di sbiadire e tentare di raccontare un sentimento, quello che si prova la prima volta in cui si ha a che fare con il distacco da qualcuno o qualcosa. L’isola di Linosa, nelle Pelagie, non è solo uno sfondo in cui questo accade: è un corpo vivo, che respira insieme ai suoi abitanti. È terra, mare, silenzio e vento; è sguardo d’infanzia, ma anche eco di chi è passato prima. Frequento l’isola da tanti anni e da tempo desideravo raccontarla attraverso una storia semplice e universale, che ne evocasse l’essenza: la fine di un’estate, un’amicizia interrotta, una partenza che segna un prima e un dopo.
Da sempre, sento che il tempo sull’isola perde le sue coordinate, si mescola e si confonde, per questo ho pensato che il modo migliore per raccontarla fosse intrecciando due livelli temporali: quello del presente, vissuto da Ettore e Giovannino - due amici nati e cresciuti sull’isola - e quello della memoria, custodito nelle immagini d’archivio di Pino, un anziano videoamatore. Le sue riprese amatoriali, ma intensamente autentiche, diventano frammenti di vita isolana che si legano al racconto dei bambini in un unico movimento. Dal punto di vista formale, ho cercato un equilibrio tra osservazione e narrazione poetica. Lo sguardo della macchina da presa è spesso basso, all’altezza dei bambini, e il ritmo segue il tempo dell’isola: lento, circolare, sospeso. Le immagini d’archivio sono ricordi che affiorano e che si mescolano al presente. Il dialetto pelagico, e in particolare la parola sciatu – fiato, soffio vitale – mi ha ispirato nella scrittura del film. Sciatunostro diventa così non solo il titolo, ma una dichiarazione d’intenti: raccontare il nostro respiro, la nostra anima, la nostra casa. Un film che appartiene a una comunità, a chi resta e a chi parte, a chi filma e a chi viene filmato. Sciatunostro è, in fondo, un gesto d’ascolto. Un tentativo di fermare il tempo non per paura che scorra, ma per riconoscere ciò che ci unisce nel passare degli anni: il respiro condiviso di un luogo, di una storia, di un legame.
Leandro Picarella