IO SONO LA STORIA DELLE ALTRE - Racconto
corale della vita di sette detenute
Giovanni Cioni, documentarista dalla grande esperienza, realizza, in “Io sono la storia delle altre”, un racconto corale, asciutto e essenziale sul percorso di un gruppo di detenute del carcere di Capanne di Perugia. Silvia, Assunta, Mihai, Giulia, Rachela, Ioulia, Rosa: sette donne, ognuna con una storia da raccontare, accomunate dalla condivisione di una condizione che sospende la vita: il carcere.
Esiste davvero quel senso di libertà, per chi è carcerato, dato dal non dover più fingere di sembrare qualcun altro e dalla condivisione dell’essenza della vita stessa, così come descritto nel libro di Goliarda Sapienza, “L’università di Rebibbia”, al quale si è ispirato Mario Martone nel suo film “Fuori”?
Difficile a dirsi. Quello che traspare dai racconti delle donne del documentario di Giovanni Cioni non è tanto un senso di libertà, quanto la presa di coscienza di ciò che si è compiuto e del percorso che si sta facendo, in prospettiva di tornare finalmente fuori. Ricorre spesso, nelle testimonianze, il senso di dolore di chi non è riuscito ad essere un genitore presente, per il distacco dalle proprie famiglie.
Ma si percepisce anche un percorso di maturazione, che porterà le sette detenute a non commettere in futuro gli stessi errori. La telecamera è posta al centro del gruppo, all’interno di una stanza dell’istituto di detenzione, è Giulia a riprendere: alcune cominciano a raccontare. Poi Giulia stessa inizia, a sua volta, a raccontare.
Una camera che, senza filtri, riprende i racconti delle donne protagoniste nel modo più autentico possibile: un’operazione apparentemente semplice, in realtà molto complessa. Il tocco del regista sta proprio nell’essere e non essere presente contemporaneamente, in quel luogo e in quel momento; nel rimanere insieme al gruppo e, allo stesso tempo, avere lo sguardo d’insieme del regista, che sta realizzando il suo film.
“Io sono la storia delle altre” è un tassello che si aggiunge e arricchisce di contenuti l’ampia filmografia che il documentarista ha realizzato fino ad oggi e ne conferma il talento. Aprire una finestra sul mondo carcerario con un film documentario, inoltre, è di per sé una cosa positiva, per far conoscere al mondo una popolazione silente, che vive al di là delle mura degli istituti di detenzione, ma che ha molto da raccontare e trasmettere agli altri.
03/10/2025, 08:50
Elisabetta Vagaggini