Note di regia di "La Luce nella Crepa"
Raccontare il complesso rapporto tra due sorelle in venti minuti è una sfida. Avevo però le discipline proprie del cinema come trucco, costumi, arredamento, luci, riprese, direzione degli attori, montaggio, per raccontare visivamente le emozioni che vivono i personaggi dentro la storia scritta.
Leggendo la sceneggiatura che racconta le avventure di due sorelle in forte tensione tra loro, durante un soggiorno in una stazione termale, mi sono venuti in mente due miei maestri. Federico Fellini amava le vacanze termali, tanto da ambientare in uno di questi il suo film più autobiografico, 8 ½. Jane Austen era una raffinata lettrice di tumulti familiari, come in Ragione e sentimento. Il film è anche un piccolo omaggio a questi luminosi artisti.
I caratteri e le personalità diversissime delle due sorelle in La luce nella crepa erano lampanti. La
prima, la caregiver, è la Ragione: combattiva, decisionista, super-competente, scioglitrice di nodi.
L’ho chiamata Luisa, perché mi ricordava la moglie schietta e senza fronzoli di Guido in 8 ½. L’abbiamo vestita con abiti incolori, pratici e comodi.
Per la sorella malata invece, aggraziata e molto femminile (Sentimento puro) sono state scelte mise curate, teatrali, con trucco e parrucco perfetti.
A lei ho dato il nome Carla, come l’amante civetta e sensuale del protagonista del film felliniano. Non a caso l’unica figura maschile dirimente del film si chiama Guido.
Quest’opera nasce per informare; ma poiché un film deve soprattutto emozionare, volevo coinvolgere chi lo guarda nelle montagne russe di un rapporto tra due persone che si vogliono bene, messo a dura prova dagli stordenti imprevisti del destino.
Anselma Dell’Olio