THE COIN - Un mistero vorticoso e infinito
THE COIN è il secondo lungometraggio di finzione del documentarista abruzzese
Emiliano Dante, avvezzo alle sperimentazioni.
Anche a causa delle idiosincrasie surreali in regia risulta un neo-noir a basso budget pieno di personalità e mai noioso, nonostante possa apparire amatoriale a un pubblico poco avvezzo. E se ogni scelta della nostra vita fosse scelta da un lancio di monetina?
I personaggi cult del cinema hollywoodiano (di matrice letteraria) che affidano al caso ogni loro decisione sono perlopiù cattivoni da fumetto, tra Anton Chigurh di
Non è un paese per vecchi e le plurime iterazioni del
Due Facce della DC. Ma il regista Dante non è interessato a contrapposizioni bianco-nero (infatti il film è perlopiù in bianco e nero: ovvero una serie di sfumature di grigio) o all';inserimento di antagonismi netti, quanto all'effettivo potere di scelta dell'uomo, al libero arbitrio, rispetto al caos del punto di vista filosofico del destino.
Co-sceneggiato con Alessandro Aniballi, anche critico cinematografico,
The Coin ha per protagonista Carlo Causo, interpretato da un attore somigliante fisicamente al regista, il quale, dopo aver letto un saggio che raccomanda uno stile di vita basato sul caso in cui ogni scelta debba essere sottoposta al lancio di una moneta, vive per strada a Terni.
Attanagliato da incubi lynchani in filtro rosso, premonitori di una sorte violenta che potrebbe incontrare, trova nella spazzatura un portafoglio, appartenente a Emiliano Dante stesso. Con un lancio di monetina, decide di andare a L'Aquila a restituire il portafoglio al regista. Si fa dare un passaggio da una donna che con lui trova un rapporto di fascino. Ma a L'Aquila la fine di questo intrigo non è vicina o semplice come sembra.
Spesso montato come un incubo di frammenti suggestivi e immagini simboliche, fotografato dilettantescamente nelle diurne e con grande cura visiva nelle notturne, The Coin è un oggetto curioso, un noir che flirta con l'horror senza mai (voler) fare paura. Il film di Dante esibisce il basso budget e la creatività nella sua gestione. Se i dialoghi a volte sono difficilmente comprensibili (ed è arduo capire se il problema è il ritmo del parlato degli interpreti o qualcosa di inerente nella registrazione del suono), il montaggio compensa abbondantemente le mancanze tecniche forgiando un crescendo cupo, atmosferico, unico.
Tra numeri che appaiono in conto alla rovescia, split-screen, avventure nell'onirico e il raro capitombolo nel ridicolo involontario, il film di Dante non solo riesce a essere sempre visivamente interessante, ma tiene sempre in equilibrio (precario) la riflessione saggistico-filosofica, ribaltando in un intrigo postmoderno sguardo del regista, del personaggio e dello spettatore. È un mistero vorticoso e infinito, un film su L'Aquila dopo il terremoto, un racconto breve che mette in dimostrazione la fragilità dei castelli che le persone si costruiscono dentro.
Prodotto dal collettivo 'Ray Wilkins' costituito da tutti i membri di cast e crew.
24/08/2025, 12:00
Nicola Settis