LOCARNO 78 - NELLA COLONIA PENALE di Crivaro, Perra, Goia e Diana
Quattro registi, tre colonie penali, un racconto asciutto della condizione della popolazione detenuta, che vive in angoli nascosti della Sardegna più profonda. Queste le coordinate del film
Nella colonia penale, documentario selezionato alla Semaine de la Critique al Festival di Locarno, firmato da
Gaetano Crivaro, Silvia Perra, Ferruccio Goia e Alberto Diana, da un’idea di Nicola Contini.
Oggi, di quelle che vengono chiamate anche “Case di lavoro all’aperto”, non ne rimangono che pochissime, tra cui quelle raccontate nel film, situate in varie località della Sardegna: a Isili, Mamone e Is Arenas, dove i detenuti alternano le ore trascorse in cella con quelle impiegate nel lavoro in campagna. Il film fa inoltre un’incursione all’Asinara, dove sorgeva una nota colonia penale, trasformata in un centro di studio e cura degli animali.
Il racconto di Crivaro (Isili) e Perra (Mamone) è simile, geometrico quanto asettico, nel raccontare la vita monotona dei detenuti, scandita dal lavoro nei campi, dalla cura degli animali, nelle celle per il riposo settimanale. Un racconto per lo più impersonale, con istantanee da un mondo nascosto agli occhi dei più.
La camera si sofferma, spesso in piani medi, sugli arnesi da lavoro, sulle mani che distribuiscono il cibo, sulle penne dei secondini che scrivono e ordinano, sugli scatoloni riposti negli squallidi scaffali, dove gli effetti personali dei detenuti vengono conservati (compresi di quelli dei deceduti e degli evasi). E ancora, sulle pecore al pascolo, sui muri scortecciati, sulla palla che volteggia nel campetto di calcio recintato, non seguendo mai davvero, da vicino, le vicende di una persona in particolare.
Si discosta, in parte, il racconto Alberto Diana (Is Arenas), che porta la telecamera più a misura d’uomo, facendo seguire allo spettatore uno dei detenuti, la sua nostalgia, le sue videochiamate a casa. I tre racconti hanno comunque un tratto in comune: il far comprendere il divario tra l’apparente sensazione di libertà, che si respira nel lavoro all’aperto, con la rigidità delle misure di controllo, tra telecamere, sbarre, recinzioni, controlli.
Pur essendo sicuramente una situazione più umana rispetto ad altre – specie se raffrontata con le drammatiche criticità delle carceri italiane - la detenzione rimane, in ogni caso, una condizione di estrema sofferenza per le persone e le colonie penali restano un luogo da lasciarsi alle spalle, al più presto.
L’habitat naturale di questi luoghi remoti, dalla bellezza austera, eremitica e meditativa, è invece un paradiso per gli animali, come emerge nel contributo di Alberto Diana (Asinara): il tranquillo sguardo in telecamera di uno dei cavalli che oggi vivono allo stato brado, nella ex colonia penale dell’Asinara, oggi trasformata in un importante e prezioso parco faunistico, è in questo senso più che eloquente.
Un documentario,
Nella colonia penale, realizzato con un linguaggio stratificato, che riesce a far comunicare tra loro – e con gli spettatori – persone, luoghi, ambiente naturale e animali.
14/08/2025, 20:30
Elisabetta Vagaggini