Note di regia di "Chiari del Bosco"
L’idea e l’esigenza di raccontare tale storia deriva da questa fonte, una frase che mi fece riflettere a lungo sulla solitudine ed elaborazione del lutto: “il chiaro del bosco è un regno che un’anima abita e custodisce” di Maria Zambrano. Questo racconto è un’indagine personale e spirituale, che possa evocare l’esperienza sensoriale dei tormenti reconditi e viscerali della psiche umana che, latenti e dormienti, manipolano la concezione che abbiamo dell’esistenza.
Si tratta di un atto d’amore e di perdono di un uomo che si rifugia nel suo dolore in una piccola casa tra le montagne dell’ Abruzzo degli anni 70.
Questa non è solo la storia di un uomo ma è un viaggio nel sentimento del dolore, che racconta l’importanza e la perdita del legame tra gli esseri umani.
Tutto ciò che resta dell’altro vive nelle cose che ce lo ricordano, un’anima che si disperde nel silenzio e nel vuoto di una stanza, nella semplicità di una stoffa o nell’odore di una scarpa. Un flusso di coscienza, un pensiero interiore che muove un corpo verso un altro nella sua immaginazione generando sensazioni profonde tali da concepire tramite l’energia un’anima che ha paura di svanire nel ricordo.
Sarah Troiano