Note di regia di "Dear Audience"
Ho incontrato Yulia e Natalia insieme a un gruppo di quaranta ragazzi e ragazze, tutti attori e attrici che lavoravano in due importanti teatri di Kyiv. Erano scappati nelle prime settimane del conflitto tra Russia e Ucraina ed erano arrivati in Italia, pensando di rimanere poche settimane. Ho iniziato a frequentare il loro gruppo, mi hanno chiesto di fare dei laboratori di teatro. Il tempo passava e l’orizzonte della pace sembrava si faceva via via più lontano e cupo. Ho invitato Yulia e Natalia a prendere parte a un mio spettacolo. Proprio durante le prove sono state Yulia e Natalia a raccontarmi che i teatri, rimasti chiusi dall’inizio del conflitto, stavano riaprendo, e che i loro colleghi rimasti in Ucraina stavano ricominciando le prove. Molti dei loro amici avevano deciso così di tornare a casa.
Sono rimasto colpito dall’immagine dei teatri aperti durante una guerra, mi è parsa una situazione carica di elementi simbolici, una prospettiva particolare per capire come la vita continua a scorrere e a riadattarsi in ogni situazione, anche quelle più drammatiche. In fondo che cosa c’è di più umano che la necessità di continuare, a qualunque costo, a raccontare storie? E non è forse il teatro quel luogo che, trasversalmente a in qualunque epoca, è sopravvissuto come strumento per continuare a raccontare?
Come regista di teatro ho sentito che, attraverso la storia di alcuni giovani artisti Ucraini e dei loro teatri, si apriva la possibilità di raccontare qualcosa di inedito del conflitto. Ho sentito l’urgenza di raccontare a mia volta questa storia.
Enrico Baraldi