ISCHIA FILM FESTIVAL 23 - Annunciati film del concorso lungometraggi
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Da sempre selezioniamo opere capaci di toccare il cuore e, al contempo, di stimolare una riflessione sul significato delle storie che, oggi più che mai, meritano di essere raccontate" – afferma
Michelangelo Messina, direttore artistico del festival. "
Anche quest’anno, attraverso una ricca varietà di provenienze, il cinema che presenteremo al Castello Aragonese metterà in luce quanto sia fondamentale riconoscere nei luoghi il riflesso delle nostre emozioni. Il concorso dei lungometraggi propone, in questo senso, un ventaglio di sensibilità che non rinuncia alla sperimentazione nei linguaggi e nei generi".
A sostegno di questa visione, la selezione finale si distingue per l’ampio respiro geografico: al centro delle esperienze cinematografiche proposte, si rivela con chiarezza il ruolo imprescindibile dei paesaggi, veri e propri catalizzatori di destini, memorie e immaginari.
L’Italia è rappresentata da un’opera di forte intensità drammatica, capace di condurre lo spettatore nelle pieghe di un mondo emarginato e dimenticato: "
Nella colonia penale" di Gaetano Crivaro, Silvia Perra, Ferruccio Gioia e Alberto Diana.
Dall’Iran arriva "
For Love" di Amirhossein Saghafi, racconto rarefatto che segue la traiettoria di una figura sfuggente, oltre la quale la città si dissolve e si apre un universo intimo segnato da un amore perduto.
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River Returns" del giapponese Masakazu Kaneko si configura come un poema visivo, dove leggenda e realtà si fondono in un’ambientazione fluviale carica di simboli, capaci di oltrepassare i confini culturali per diventare visione universale. In una dimensione altrettanto onirica si muove "
A Pedra Sonha dar Flor" del portoghese Rodrigo Areias, che confonde deliberatamente sogno e presenza, in una narrazione vibrante e dichiaratamente romanzesca.
All’interno di questa pluralità di stili si inserisce "
The Wheelbarrow" dell’inglese Kai Ephron: un film caustico, pervaso da un’ironia tipicamente britannica, che indaga con sguardo tagliente il disfacimento delle relazioni, tra illusioni e disincanto, lasciando un segno profondo.
Singolare nella sua costruzione meta-linguistica è "
Lost for Words" della regista Hannah Papacek-Harper: un itinerario intimo e sorprendente che si fa mappa delle parole perdute, ancora vive però nei paesaggi e nelle cose.
Chiude la selezione "
Bauryna Salu" del regista kazako Askhat Kuchinchirekov: un viaggio on the road tra nomadismo e ricerca identitaria, in cui ogni apparenza è costantemente messa in discussione.
Il concorso si conferma così come uno spazio capace di sorprendere, attraversato da tensioni emotive che, nella varietà dei contesti, offrono uno sguardo condiviso sul nostro tempo. Perché questo è, in fondo, lo spirito del festival: porre i paesaggi non come semplici scenografie, ma come protagonisti attivi. Senza la forza dei luoghi, infatti, non potremmo davvero comprendere chi siamo.
09/06/2025, 11:07