CINEMAMBIENTE 28 - Il programma di domenica 8 giugno
Nel pomeriggio festivo le proiezioni al
Festival Cinemambiente si avviano con un titolo della sezione Made in Italy.
Nella colonia penale (ore 15.30, Cinema Massimo – Sala 3), di Gaetano Crivaro, Silvia Perra, Ferruccio Goia e Alberto Diana, racconta le vite sospese dei detenuti nelle case di detenzione e lavoro all’aperto della Sardegna, tra le ultime ancora attive in Europa: migranti di cui non sappiamo nulla, se non che vivono in un tempo dilatato, coltivando la terra in un regime carcerario che sembra provenire da un’altra epoca, ma che parla ancora di noi. Altrove, invece, è già cominciata l’opera di riconversione e all’Asinara, ex colonia penale, è oggi attivo un centro di recupero delle tartarughe marine. La proiezione sarà seguita da un incontro con i registi Gaetano Crivaro e Alberto Diana.
Sempre nel pomeriggio, nel Concorso documentari viene presentato
Blame. Bats, Politics and a Planet out of Balance (ore 16.00, Cinema Massimo - Sala 1), il nuovo lavoro dell’acclamato documentarista svizzero Christian Frei – candidato all’Oscar con War Photographer e già ospite al Festival, dove il suo Genesis 2.0 ha vinto l’edizione 2018 – che ci riporta ai tempi del Covid-19 e si inserisce nel dibattito, tutt’ora aperto, sulla genesi della pandemia. Schierato apertamente a favore della tesi che ipotizza l’origine naturale del virus, il film segue l’attività e la ricerca di Linfa Wang a Singapore, di Zhengli Shi a Wuhan e di Peter Daszak a New York. Già nel 2003, durante l’epidemia di SARS, i tre scienziati avevano indicato l’origine del virus in una grotta di pipistrelli in Cina, avvisando la comunità politica e scientifica del possibile arrivo di un nuovo coronavirus in grado di contagiare l’uomo. Il film approfondisce, in particolare, il dibattito divampato nei mesi successivi alla pandemia scoppiata nel 2020, che vide pesantemente attaccato il loro lavoro, in particolare quello di Zhengli Shi, accusata di aver creato artificialmente il virus nell’Institute of Virology di Wuhan. Fuori dai laboratori, ripreso nei magnifici scenari dei suoi habitat naturali, il quarto protagonista del film: il pipistrello, il mammifero più frainteso, considerato inquietante e pericoloso, nonostante faccia parte del nostro ecosistema da più di cinquanta milioni di anni. La proiezione sarà seguita da un incontro con il regista Christian Frei, con Jane Qiu, una dei protagonisti, e con Guido Forni, immunologo e accademico dei Lincei.
Nel pomeriggio festivo, un appuntamento è riservato alle iniziative per i più piccoli e per le loro famiglie in uno spazio dedicato, allestito in collaborazione con Eduiren a The Heat Garden. Con la proiezione speciale
Ecokids vengono proposti otto cortometraggi di animazione (ore 16.30), tutti senza dialoghi, che hanno, in gran parte, come protagonisti gli animali. Produzioni tedesche firmate dalla regista Elena Walf, A Pain in the Butt, Dreaming of Flight e Full Nest raccontano, rispettivamente, le storie di un porcospino che, al momento di andare in letargo, si accorge di aver perso un aculeo, di una gallina che anziché deporre uova vorrebbe volare e di uno scoiattolo che, in vista dell’inverno, ha stipato troppo cibo nel suo nido. Arriva dalla Germania anche Animanimusical, con cui Julia Ocker mobilita gli animali animati della sua premiata serie Animanimals per una grande esibizione canora collettiva. Anche il film ceco O lýkožroutce - Writing Home vede protagonista un animale, una piccola coleottera che vive felice nella foresta fino a quando un incendio, causato da umani irresponsabili, distrugge la sua casa.
Altri tre film, hanno, invece, protagonisti umani. In
De-sastre – cortometraggio in stop-motion realizzato come saggio di diploma alla Scuola di cinema di Barcellona da Tommaso Mangiacotti, Marolyn Ávila, Constanza Melio, María Antonieta Fernández e Kuang Yi Lee – Daniela si sistema felice nella sua nuova casa, ma dopo qualche tempo scopre che qualcuno sta confezionando abiti per tutti gli animali del quartiere ricavandoli dai suoi vestiti.
Mû, della tedesca Malin Neumann, riflette sul problema della scarsità d’acqua attraverso la storia poetica di un bambino e della sua lontra che si mettono in viaggio per cercare di salvare una sorgente divina. Nella produzione franco-belga
Le Tunnel de la nuit, di Annechien Strouven, infine, due ragazzini si incontrano nelle gallerie di sabbia che hanno scavato da parti diverse del mondo e insieme raggiungono il Polo Nord.
Nel tardo pomeriggio, la sezione Made in Italy propone altri due film.
Beyond - Lettera a chi non è andato oltre (ore 18.30, Cinema Massimo – Sala 1), di Francesco Clerici e Alex Bellini, racconto di un viaggio estremo sul ghiacciaio islandese di Vatnajökull, è un’esplorazione che va oltre i confini fisici. Alex Bellini affronta il limite – ambientale, umano, esistenziale – trasformando l’avventura in una riflessione sul senso stesso del cammino e sul rapporto intimo tra viventi e natura. La proiezione sarà seguita da un incontro con il regista e protagonista del film Alex Bellini.
Valentina e i MUOStri (ore 19.00, Cinema Massimo – Sala 3), di Francesca Scalisi, ci porta a Niscemi, in provincia di Caltanisetta, dove la protagonista intreccia piccole rose all’uncinetto mentre cerca risposte ai propri dubbi esistenziali. Attorno a lei, un paesaggio sfigurato dai MUOS – le grandi antenne del sistema militare per comunicazioni satellitari degli USA – altera il ciclo della natura e la vita quotidiana. Il suo percorso di emancipazione si intreccia con la storia familiare e con le ferite del territorio, fino a trovare nella bellezza e nella creatività la forza per un cambiamento concreto. La proiezione sarà seguita da un incontro con la regista e con la protagonista Valentina Terranova.
In serata il Concorso documentari prosegue con altri due titoli.
The Town that Drove Away (ore 20.00, Cinema Massimo - Sala 1), dei due registi polacchi Natalia Pietsch e Grzegorz Piekarski, è girato a Hasankeyf, città turca dalla storia millenaria, condannata a scomparire sotto l’acqua per fare posto a una delle dighe del controverso Southeastern Anatolia Project, attuato da Erdoğan, che interessa prevalentemente le regioni abitate dalle minoranze curde e arabe. In uno scenario in cui la bellezza originaria del paesaggio contrasta con la crescente devastazione, il film segue il destino degli sfollati, costretti ad abbandonare le loro case e a trasferirsi nelle abitazioni di cemento della nuova Hasankeyf. Alcuni, come Burak, il barbiere locale, scoprono di non aver diritto a una nuova casa perché single, altri, come Rengin, un anziano pastore, sono costretti ad abbandonare i propri animali: entrambi sono intrappolati in un gioco politico con strane, nuove regole, dettate dalla modernizzazione selvaggia, dalla limitazione progressiva del diritto all’autodeterminazione e dalla delocalizzazione come metodi di pressione politica sulle etnie sgradite. La proiezione sarà seguita da un incontro con il regista Grzegorz Piekarski.
Firmato anch’esso a quattro mani dal regista di origine brasiliana, ma berlinese di adozione, João Pedro Prado, e dall’ucraino Anton Yaremchuk,
Fission (ore 21.30, Cinema Massimo - Sala 1) riapre il controverso dibattito sull’energia nucleare esplorando due realtà antitetiche. Il film si alterna, infatti, tra il piccolo comune bavarese di Gundremmingen, dove alla fine del 2021 è stato chiuso l’ultimo reattore ad acqua ancora attivo in Germania, e la cittadina polacca di Choczewo, destinata a diventare nel 2033 sede della prima centrale di energia atomica del Paese. Le voci delle popolazioni locali e degli esperti infiammano un confronto da cui emerge una visione sfaccettata di un tema reso oggi più che mai divisivo dalla crisi climatica, dall’addio della Germania al nucleare e dalla guerra russo-ucraina. La proiezione sarà seguita da un incontro con il regista João Pedro Prado.
GLI ECOEVENTI. Come già lo scorso anno, anche per l’edizione 2025 il Festival organizza un ecoevento gastronomico. “Recuperiamo il futuro” – il titolo di quest’anno — sarà articolato in due appuntamenti aperti al pubblico che trasformeranno per la giornata Piazzale Valdo Fusi in un laboratorio di cucina ragionata, dove si lascerà spazio ai cibi essenziali per il nostro futuro alimentare e alla cucina antispreco, come gesto culinario, culturale e ambientale. L’iniziativa, curata dalla gastronoma Marlena Buscemi in collaborazione con Open Baladin Torino e l’Associazione Tempi di Recupero, contempla nel pomeriggio (dalle ore 15.00 alle 19.00, Piazzale Valdo Fusi, ingresso libero con prenotazione obbligatoria su www.festivalcinemambiente.it) la successione di quattro cooking show con assaggio, in cui si potrà assistere in diretta alla nascita di altrettante pizze, realizzate con fibra ricavata dai fondi di caffè secondo il procedimento ideato da Domenico Volgare, lo chef fondatore del torinese Fuzion. Sulla base comune, si misureranno in quattro topping creativi altrettanti chef con visioni diverse, ma tutti impegnati sul fronte della cucina di recupero, della biodiversità culturale, della riscoperta di tecniche tradizionali, della ricerca di soluzioni creative ed eco-tecnologiche: Silvia, Paola e Piero Ling (ore 15.00), del ristorante torinese Zheng Yang, la bresciana Debora Arici (ore 16.00), ideatrice del progetto @icookwithnature, la bergamasca Giulia Zanni (ore 17.00), maestra pizzaiola e campionessa mondiale di Pizza Classica 2024, e l’aquilana Lucia Tellone (ore 18.00), chef e panificatrice. In serata si potranno gustare, in una cena collettiva (ore 20.30, Piazzale Valdo Fusi – Open Baladin, su prenotazione) di cinque portate, tutte le pizze ideate durante il pomeriggio, con l’aggiunta di quella alla pala dessert pensata dai ragazzi del progetto Panaté – Gli Evitati. Altre dolcezze saranno assicurate dalla “partecipazione ordinaria” all’ecoevento di Giulio Rocci, maestro gelatiere e fondatore di “Ottimo, buono non basta!”, anche presente durante il Festival davanti al Cinema Massimo.
Nel pomeriggio il Festival presenta l’ultimo incontro a tema della sezione Panorama, il panel Guerra e ambiente (ore 17.30, Cinema Massimo - Sala 3), volto ad approfondire il modo in cui i conflitti armati non sono solo responsabili di distruzione, dolore e morte, ma hanno impatti spesso irreversibili sugli ecosistemi già duramente provati dalla pressione delle attività umane. Le guerre moderne comportano l’uso di enormi quantità di mezzi ed esplosivi e provocano la distruzione di infrastrutture e impianti che rilasciano nell’ambiente centinaia di sostanze chimiche tossiche, con effetti ambientali perduranti talvolta per decenni. Agli interventi, che forniranno elementi e dati utili a comprendere la gravità della situazione globale, si aggiungeranno le proiezioni di alcuni spezzoni di due film in lavorazione. Ecocide: The Fight for Justice, di Luzia Schmid, ricostruisce come, dalla Seconda guerra mondiale al Vietnam all’Ucraina, la natura sia stata una vittima silenziosa dei conflitti armati e mette in luce, attraverso gli interventi del Premio Nobel per la Pace Oleksandra Matvijčuk, il legame – fragile ma necessario per la salvaguardia della nostra specie e del Pianeta – tra democrazia, diritti umani e ambiente. Divia, di Dmytro Hereshlo, documenta la devastazione ambientale provocata in Ucraina dall’invasione russa – tra foreste ridotte in cenere, campi bombardati o minati, rottami bellici abbandonati – e gli interventi attraverso cui la natura ferita viene aiutata a riprendersi. Al panel interverranno Caterina Mele, docente al Dipartimento di Ingegneria strutturale, edile e geotecnica del Politecnico di Torino, Roberto Mezzalama, docente al Dipartimento di Economia e Statistica "Cognetti de Martiis" dell’Università di Torino, Eric Holland, produttore Dim Filmhouse per il documentario Ecocide, Glib Lukianets, produttore Gogol Film per il documentario Divia.
In serata, il cartellone presenta un appuntamento nato dalla collaborazione speciale con la concomitante 8^ edizione di Archivissima, che, intitolata “Dalla parte del futuro”, presenta un’affinità con i temi trattati quest’anno al Festival. “Tutti i futuri sbagliati” (ore 21.00, Cinema Massimo – Sala 3), conferenza-spettacolo di e con Luca Scarlini, racconta una Torino che poteva essere, ma che non è stata. Lo scrittore, drammaturgo, narratore, docente alla Scuola Holden, mette in scena, quindi, un luogo assai più dell'immaginazione, che non del reale, in cui riformatori di ogni genere hanno cercato di modificare l'aspetto conosciuto della città sul Po. Di queste idee non realizzate rimangono disegni, progetti, tracce verbali, registrazioni, in cui, di volta in volta, gli architetti immaginavano Torino come un serraglio di serpenti, come una città percorsa da automobili velocissime, dalla forma di razzi e di siluri, o pullulante di abitazioni e fabbriche da romanzo di fantascienza, senza trascurare neppure la prospettiva apocalittica, sotto la forma, neanche troppo celata, di una distruzione immaginifica della metropoli del capitalismo integrato: paesaggi fantasmagorici che la Storia ha cancellato e che ora vivono sul palco.
07/06/2025, 15:05