Solidarietà di 100autori, Air3, Anac e Wgi
verso colleghi e colleghe attaccati
Le associazioni 100autori, Air3, Anac e Wgi esprimono solidarietà ai colleghi e alle colleghe che negli ultimi tempi in maniera sempre più frequente si trovano a essere bersaglio di attacchi ad personam nel loro lavoro, soprattutto da parte di alcuni giornali.
"
Il profilo della discussione si è esageratamente abbassato e non è degno di un'informazione corretta e imparziale - dichiarano le associazioni 100autori, Air3, Anac e Wgi - Riteniamo opportuno pertanto fare alcune precisazioni, perché una serie di recenti articoli hanno descritto i fatti in una esclusiva prospettiva denigratoria che non fa altro che alimentare le polemiche. Premesso che molti dati, numeri e nomi non sono riportati con esattezza e in alcuni casi sono completamente sbagliati, abbiamo la necessità di fare chiarezza su alcuni punti, almeno su quelli principali che ci stanno a cuore:
I finanziamenti non vengono attribuiti agli autori e autrici, come viene continuamente “raccontato”, bensì alle società di produzione, che danno lavoro a centinaia di addetti del settore. Quindi usare il nome di autori e autrici elude il confronto sulla riforma, spostando l’attenzione dal problema in modo distorto.
La cultura non è misurabile solo con criteri commerciali e i fondi pubblici esistono in nome del principio universalmente riconosciuto dell''eccezione culturale', principio che stabilisce che il valore appunto della cultura, quindi del cinema e dell’audiovisivo ma anche di tutti gli altri comparti appartenenti al settore, editoria inclusa, e non è equiparabile a quello di una qualsiasi altra merce, ma va aldilà del solo valore commerciale.
Lo sfruttamento di un’opera non si limita all’uscita in sala ma prosegue in molte altre forme, quindi il successo dell’opera stessa in termini di incassi - se mai debba essere un parametro da prendere in considerazione - va calcolato sulla lunga distanza, su tutte le vendite, in Italia e all’estero, sulle acquisizioni e visualizzazioni sulle piattaforme nonché sui festival e sui premi che danno un ritorno anche di immagine al Paese.
Inoltre, la produzione di un film determina un ritorno economico per lo Stato sotto varie forme (tassazione diretta e sull'indotto generato). Diversi studi (ultimo dei quali l'autorevole e recentissimo della Cassa depositi e Prestiti) hanno evidenziato che il moltiplicatore economico per ogni euro investito dallo Stato nell’audiovisivo genera un ritorno superiore a tre euro.
Il nostro è un tipo di lavoro in cui il fallimento così come il successo sono imprevedibili e fisiologici. Fanno parte del processo, dell’innovazione e della crescita culturale del Paese. Il fallimento è certamente sempre molto doloroso per ogni autore a autrice, ma questa imprevedibilità di successo o fallimento, che ha riguardato i più grandi autori della storia del cinema di ogni luogo e ogni tempo - anche coloro che oggi giustamente ammiriamo - è costitutiva della difficoltà e della bellezza del nostro lavoro.
Invitiamo quindi alcuni organi di stampa a rivedere i toni del dibattito, spostandolo sul problema e sul contenuto in modo da fare vera informazione, e non dirigendolo con attacchi ingiustificati contro singole persone".
29/05/2025, 12:01