La genesi del film risale a un laboratorio di scrittura che ho tenuto nelle case famiglia di Roma nel 2018. In seguito ho deciso di raccogliere quanto più materiale possibile dalle narrazioni che i ragazzi, i tutor e gli assistenti sociali avevano condiviso con me per raccontare una storia autentica e, allo stesso tempo, universale. La mia speranza è che lo spirito del film possa davvero rendere l'anima dei personaggi, e soprattutto del protagonista, che rappresenta una nuova generazione di giovani che vivono ai margini della nostra società, spesso invisibili, crescendo senza la guida dei genitori. L'approccio di questa generazione alle situazioni dolorose non è semplicemente scoraggiato o passivo, ma è invece caratterizzato da un potente senso di ironia e umorismo irriverente, per proteggersi dai propri fantasmi. Vista la natura della storia raccontata, il film avrà sicuramente un sapore drammatico, ma non mancheranno sprazzi di ironia e comicità da parte del protagonista: un'illusionista con un'unica grande illusione, sua madre. Riccardino è l'ultimo baluardo di una Roma scomparsa, e della sua gente scomparsa: affamato, primitivo, astuto e sempre un passo avanti. Riccardino, però, è anche fragile: le sue speranze si sono rivelate false ed è pervaso da un profondo senso di ingiustizia. È qui che la sua vitalità si trasforma in rabbia. La sua rabbia si legge nei suoi occhi e nell'impulsività delle sue reazioni aggressive e violente. Nel mio approccio visivo ho cercato di far coincidere la realtà della storia con le illusioni dei pensieri del protagonista, provando ad entrare nella sua testa e percepire il mondo intorno come lo percepisce lui stesso.
Christian Filippi