Scrittore sulla vetta del successo per molto tempo, Pietro Rinaldi ora fa i conti con il declino. Si ritrova così solo e frustrato a contemplare nel suicidio l’ultima possibilità di consacrazione. Ma il lutto che lo investe lo costringe finalmente ad aprire gli occhi per trovare Mattia: il riflesso di sé stesso. Il viaggio col nipote non sarà un “back to life”, ma piuttosto un mettersi allo specchio per riuscire ad accettarsi, a perdonarsi, ad ammettere di doversi annoverare tra le categorie di esseri umani che avrebbe appuntato sul suo taccuino. Pietro, attraversando il dolore condiviso col nipote, da scrittore maledetto si riscopre improvvisamente nonno solido, originale, spiritoso e ironicamente rude. Non di quelli che raccontano le favole, ma di quelli che senza falsi moralismi, ti insegnano a crescere lasciandoti libero di sbagliare. A sua volta Mattia ritrova un suo senso nel mondo assorbendo l’immagine dolente di Pietro, divenendo specchio necessario al nonno. Nel frattempo conserva i tratti caratteristici dell’innocenza: la passione per la pesca, l’impaccio del primo amore, la dolcezza che investirà Pietro, nel momento in cui finalmente si sentirà chiamare “nonno”. Il road movie offre il pretesto per trovare un terreno neutro su cui muovere la coppia. Ma il nostro stile è molto distante dalla loquacità del “Viaggio con papà” di sordiana memoria o dalle atmosfere pop di “Little miss sunshine”. Il nostro film vuole essere morbido, poetico, emozionante. Un racconto dell’“ironia della sorte” che investe tutti gli esseri umani. In questo “terreno di gioco” la macchina da presa si muove tra fiammate e pause, a centrare gli umori dei personaggi, restando ad osservarli soprattutto nel loro “non dirsi”. Da inquadrature fisse e inchiodate si scivola su movimenti di macchina fluidi, in un’osservazione ravvicinata che restituisce uno stile realistico.
Gianni De Blasi