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Note di regia di "Crush - La Storia di Diego"


Note di regia di
Leggendo il soggetto della nuova stagione di Crush sono rimasta colpita dal personaggio di Diego che, entrando nella spirale di una baby-gang, sperimenta in prima persona tanto l’essere vittima quanto anche fautore di episodi di violenza, vandalismo e bullismo. Questa dicotomia che abita in Diego lo rende un personaggio poco prevedibile e al tempo stesso verosimile e tridimensionale, che mi ha convinta all’istante.
Il tema delle baby-gang registicamente mi portava la possibilità di introdurre nel genere Teen-Drama di Crush, scene e codici propri di altri generi quali l’Action e il Crime. Ho quindi visualizzato dall’inizio Storia di Diego come un Love/Crime in terza media, dove amore e amicizia si intrecciano ai ‘colpi’ della gang tra furti e altalene, agguati e video-games, ricreazioni e poliziotti. Visivamente, la nuova stagione si arricchisce di split-screen, jump cut, rampe di velocità, telecamere di sicurezza, time-lapse estremizzati e passaggi a schiaffo ispirati a quel crime grafico e dinamico dei primi anni 2000. Ho lavorato per questa ragione di più in pre-produzione e in fase di riprese con il montatore Claudio Cittadini, con cui ci siamo allineati da subito, e che poi ha ottimizzato la visione grazie a uno stile spinto, deciso e dinamico. La scelta di lavorare su questo tipo di crime, di impostazione comunque più funny e leggera rispetto al crime classico, è relativa alla necessità di suggerire anche un senso di speranza, l’idea che in qualche modo gli errori che si commettono a questa età sono riparabili, le cose si possono aggiustare anche quando sembrano la fine del mondo, e a volte con meno difficoltà di quanto ci si aspetti, magari grazie anche a po’ di humor e spirito di ribellione, come prova a fare Diego. Con tutti i capi-reparto quindi ci siamo allineati su questi codici ed è stata in questo senso determinante la proposta della scenografa Erisilda Mirofci di coprire le finestre della scuola con pellicole colorate, in modo da aggiungere alla palette concordata un tono su tono più ‘elettrico’, che vivacizzasse anche agli interni giorno rendendoli più in linea con il sapore dell’action su cui avevamo stabilito le coordinate.
Dentro alle abitazioni dei ragazzi, invece, ho dato più spazio alle loro inquietudini con un respiro più fermo ed esteso, campi stretti sui primi piani che indagano il mondo interiore di Diego, i suoi pensieri, le paure, le insicurezze. Diego e Leo in questo si somigliano molto: entrambi vengono da storie di solitudini familiari, Leo è lasciato a sé stesso mentre Diego è fin troppo seguito, e porta sulle spalle il peso delle aspettative e delle pretese dei suoi genitori, che non capiscono le sue priorità. Diego e Leo per me erano infatti un po’ le due facce della stessa medaglia, vicinissimi, opposti ma solo in apparenza, tanto che Diego inizierà a somigliare sempre più a Leo nei modi, e Leo a un certo punto inizia a perdere le sue certezze diventando più fragile, come Diego.
Ho lavorato, soprattutto in fase di casting, immaginando che Leo incarnasse tutto quello che Diego avrebbe voluto essere: carismatico, sorridente, divertente, trasgressivo, capace di attrarre su di sé l’attenzione e l’ammirazione di tutti, dai compagni e le compagne ai/alle docenti. Da qui è nata la scelta di Massimiliano Quagliata nel ruolo di Diego e Edoardo Miulli nel ruolo di Leo, molto diversi come caratteristiche estetiche ma accomunati da tratti limpidi, e dalla capacità di far coabitare in loro l’archetipo del ‘bravo ragazzo’ con note invece anche molto più scure e ambigue. Entrambi questi attori inoltre contengono anche una nota di ribellione, che non poteva mancare in Diego quanto in Leo. Caratteristica questa che ha accomunato la scelta attoriale anche del resto della gang, composta da astri nascenti di rara potenza come Lorenzo Spadorcia e Mattia Rega. Il vero arco di trasformazione che farà Diego, infatti, sarà proprio quello di tirare fuori e affrontare la rabbia e l’istinto di ribellione, imparando a non reprimerli ma piuttosto a gestirli, a usarli in modo costruttivo, catartico e anche creativo.

Valentina Bertuzzi