ANTIPOP - Dalla provincia al Cosmo

Un documentario veloce e secco, diretto e ben montato, "Antipop", un racconto di un giovane venuto dalla provincia per usare la musica come strumento di espressione ed autodeterminazione. Il film di Jacopo Farina è anche un bel ritratto su di una provincia eccentrica e nascosta, quella di Ivrea, nella quale dopo anni di gavetta, sbronze e pochi soldi, scoppia la stella pop di Marco Jacopo Bianchi, meglio conosciuto come Cosmo. Tra parole e musica, un ritratto generazionale intorno ad uno dei musicisti più originali della scena italiana contemporanea.

Forte di montaggio, realizzato con moltissimo materiale di archivio, rari filmati degli stessi componenti della band durante le scorribande alcoliche degli esordi, tra cantine, corse pericolose in automobile e schitarrate con in mente il sogno di Kurt Cobain e dei Nirvana. Ivrea è per "Cosmo" e i suoi amici una piccola Seattle, luogo amato ed odiato, nel quale si producono canzoni e poesia, ma dal quale si sogna di fuggire lontano. Guida tutta la storia la voce fuori campo del protagonista, Cosmo, che non viene mai intervistato, ma che commenta tutte le fasi della sua carriera, dai più ruvidi Drink to me, fino alla scelta di cantare solo in italiano, per giungere poi finalmente all'enorme successo della carriera solista. C'è spazio anche per il racconto delle vicende familiari del cantante. Su tutte svetta la figura controversa del padre di Cosmo, punk ed irrequieto, la madre era invece una body builder, forte e carismatica. I nonni poi nel 1979 portarono da Ivrea tutta la famiglia in Sri Lanka, per cercare fortuna nella ristorazione. Su tutti i personaggi del film incombe però sempre lo spettro della fabbrica. Se non si è ricchi, non ci sono alternative in quella lontana provincia del nord Italia. O ti inventi un lavoro o finisci a fare l'operaio, otto ore il giorno e questa è la storia di un ragazzo, Cosmo, che è riuscito ad uscire con le proprie forze e la creatività, da quel percorso di vita obbligato.