Esce in sala, distribuito Emerafilm con Produzione 8 Production, "
Via Don Minzoni n.6", il racconto di formazione, fra nostalgia e consapevolezza, per la regia di
Andrea Caciagli con: Francesco Gaudiello, Lia Grieco, Mirko Risaliti, Irene Battaglia, Giusi Merli, Paolo Fratini, Carolina Pezzini, Federico Carchedi, Bruna Orlando e Andrea Butelli. La fotografia curata da Luca Galasso. Il film, in selezione ufficiale al Florence International FIlm Festival, all’Ostia International Film Festival e al Rome Indie Film Festival sarà presentato in anteprima il 22 febbraio alle 20.30 (replica il 23 alle 18.00) al Cinema Delle Provincie. Il film parte dopo Roma in un tour attraverso lo Stivale che prende l’avvio in Toscana, là dove il film è stato girato.
Andrea, 28 anni, deve passare l’ultima notte nella casa in Via Don Minzoni n.6 in cui è cresciuto, venduta dopo la scomparsa della nonna, con il compito di consegnare le chiavi ai nuovi proprietari la mattina successiva. Le ultime ventiquattr’ore tra le mura che hanno segnato la sua infanzia sono un lungo amarcord dove gli spazi, i colori e gli oggetti della casa gli riportano alla mente il suo passato e mettono in dubbio il suo futuro. In questo percorso di metabolizzazione della perdita, prima della nonna e poi della casa del suo cuore, Andrea cerca una misteriosa scatola blu che contiene qualcosa per lui molto prezioso.
In quest’ultima notte è accompagnato dal suo gruppo storico di amici, che in Via Don Minzoni hanno condiviso esperienze e momenti della loro adolescenza e che decidono di passare la serata con lui per un'ultima partita di poker tutti insieme, una lunga tradizione che morirà con la vendita della casa. Tra la scomparsa della donna che lo aveva cresciuto, il conflitto con i propri genitori e la gioia e l’amarezza di un gruppo di amici ritrovato per il commiato alla casa e alle serate insieme, Andrea attende l’alba della mattina successiva con la consapevolezza che la sua vita sta cambiando per sempre.
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Via Don Minzoni n.6" nasce dall’esperienza autobiografica del regista
Andrea Caciagli, costretto a lasciare la casa storica di famiglia dopo la scomparsa della nonna, l’ultima persona ad abitare le stanze di Via Don Minzoni. Nella finzione cinematografica, la vendita della casa diventa l’opportunità per il protagonista di ripercorrere i suoi ricordi e di aprire le porte ad una nuova fase della sua vita.
Il film, ambientato con unità di tempo, luogo e azione, si svolge tutto nelle 24 ore precedenti alla mattina in cui il protagonista lascerà la casa per sempre. Nel preparare le ultime scatole per la ditta di traslochi, si riaprono cassetti della memoria che passa dagli oggetti del passato suo e della famiglia: le vecchie fotografie, i quadri ingialliti, i vestiti, le lettere scritte a mano. La macchina da presa si sofferma sulle forme, sui colori, sui contorni sfumati di questi oggetti e di queste memorie rendendo la casa un personaggio vivo e pulsante che parla al protagonista e lo interroga su di sé. Tutto contribuisce a riportare alla mente di Andrea ciò che quelle quattro mura sono state per lui.
Ad accompagnarlo in questo percorso complicato, il gruppo di amici del liceo che decidono di ritrovarsi, dopo tanto tempo, proprio nella casa in cui avevano passato gli anni più spensierati della loro adolescenza. È un commiato collettivo alle stanze in cui sono cresciuti insieme, un rito di passaggio che affrontano in gruppo, prima di lasciare Andrea nella casa le ultime ore della notte. Lì, solo con i suoi ricordi, si muove in quelle stanze alla ricerca di una scatola blu che contiene qualcosa di fondamentale a completare quel rito in tempo per l’alba, quando i nuovi proprietari entreranno in una casa non più sua.
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L’idea del film nasce dall’esigenza di raccontare il momento del distacco dall’età dorata dell’infanzia attraverso il luogo che più la rappresenta: la casa. Un contenitore in cui vivono non soltanto gli spazi della propria crescita, ma una serie di tempi sovrapposti, intrecciati, che si raccontano attraverso il cuoio rovinato di un vecchio pallone, un rullino di fotografie, la spaccatura di una mattonella. Quando abbiamo venduto la casa di famiglia, mi sono scontrato con la necessità di affrontare la perdita di tutte queste memorie, memorie che definiscono chi siamo. Così ho scelto di raccontare con un film il significato di questa perdita, il momento di questo distacco, un momento di lutto sì, ma anche di metabolizzazione e di crescita.
Il protagonista porta il mio nome perché il suo passato si intreccia con il mio, si intreccia con le lettere, le videocassette, le fotografie, con i semplici spazi di quelle stanze che hanno accolto la vita di tre generazioni. Fino all’ultima, la più giovane, che ho scelto di riunire nella forma di un gruppo di amici attorno ad una partita di poker che è anche un racconto generazionale, e una tradizione che in tanti hanno portato avanti nella casa di famiglia”.
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Il film" - spiega
Andrea Caciagli - "
è un commiato e un dialogo con dei luoghi reali, la cui verità, la cui storia si percepiscono attraverso lo schermo. Nel metterlo in scena, ho scelto di raccontare con uno sguardo misurato e movimenti di macchina ridotti al minimo che non enfatizzassero il dolore del distacco, ma che accompagnassero con pudore il pubblico nell’intimità della perdita. Sono stato un passo indietro per mostrare le vicende alla giusta distanza, per lasciare ai volti dei personaggi, al dinamismo delle parole e agli oggetti della casa il compito di raccontare la storia del protagonista".