Fondazione Fare Cinema
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Note di regia di "Cento Domeniche"


Note di regia di
Immaginate da un giorno all’altro che tutto quello che avete costruito con sacrificio nell’arco della vostra vita vi venga portato via. E che assieme ai vostri beni spariscano anche la vostra serenità e la capacità di guardare al futuro con fiducia. Immaginate che a quel punto l’affetto e il conforto di chi vi vuole bene non sia più sufficiente a reggere l’onda d’urto della vergogna. Perché di quel mostruoso raggiro, ingiustamente, vi sentite anche responsabili. Questo è quello che capita ad Antonio Riva, il protagonista della nostra storia. Antonio è una delle tante vittime dei crack bancari. Storie di ordinaria avidità, che hanno travolto le esistenze di centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori su e giù per la penisola. Quello che Antonio subisce è un tradimento. In quella provincia operosa dove è cresciuto, della banca del paese ci si è sempre fidati. Per tutti la banca è sempre stata il confessionale: conosce vita, morte e miracoli di tutta quella comunità. Ne ha accompagnato la crescita, finanziato il desiderio legittimo di avere una casa propria. Per questo, alla scoperta del raggiro, la prima reazione di Antonio è di incredulità. Poi subentra lo smarrimento e l’angoscia di chi è stato tradito proprio da chi si fidava, la vergogna di non aver intuito quanto stava accadendo. Ho sentito la necessità di raccontare questa storia, non solo per l’universalità che esprime, ma soprattutto mi ha colpito la dignità che le persone come Antonio hanno manifestato in queste circostanze. La fiducia nel proprio lavoro, l’attaccamento alle proprie radici, quella straordinaria capacità di accontentarsi e di vivere una vita serena fatta di piccole cose e di relazioni autentiche. Per questo l’onda del raggiro e del tradimento li ha travolti: non erano pronti ad affrontarla. Per questo abbiamo deciso di dedicare questo film alle centinaia di migliaia di persone tradite dall’avidità.

Antonio Albanese