Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

LOCARNO 76 - "Rossosperanza", giovani allo sbando


L'opera seconda di Annarita Zambrano e' stata selezionata per il concorso internazionale del festival ticinese. Zena, Marzia Alfonso e Adriano, figli reietti di gente perbene si incontrano nella costosa Villa Bianca dove le loro famiglie li hanno spediti per farli diventare ‘normali’. È il 1990. l'Italia che conta balla ancora. Ma una tigre, scappata da chissà dove, si aggira libera e affamata. C’è chi balla, chi ama, chi guarda. E c’è chi uccide.


LOCARNO 76 -
Quattro giovani adolescenti o poco più nell'Italia a cavallo tra anni '80 e '90 non sono in sintonia con il mondo intorno a loro: sono figli e figlie della società "migliore", di deputati e personalità importanti, ma le loro sensibilità li fanno essere irrimediabilmente lontani da come "dovrebbero" essere ("Normali, come noi", dice sconsolata la madre di una di loro).

L'opera seconda di Annarita Zambrano, "Rossosperanza", prova a raccontare il loro disagio e il modo in cui la loro non conformità sia anche, in qualche modo e a costo di sofferenze ulteriori, la loro salvezza. Zena, Marzia, Alfonso e Adriano sono quattro esempi tra i tanti possibili: come ultima spiaggia, le loro famiglie li rinchiudono in una villa in cui si dice che la rieducazione forzata possa redimerli in modo decisivo. Oppure no, ma a quel punto la responsabilità sarebbe dei giovani stessi...

Le idee ci sono e alcune soluzioni funzionano molto bene, come le inserzioni animate a supporto nel racconto di una delle back story dei quattro protagonisti (peccato che sia solo un inserto di pochi secondi: il lavoro di Alessandro Rak e Dario Sansone avrebbe meritato di più), o il crescendo nella consapevolezza della situazione generale, di conformismo e moralismo capaci di nascondere i peggiori retroscena.
Se la villa in cui vengono rinchiusi sembra davvero poco credibile (ma il film è presentato come "commedia nera", quindi alcune esagerazioni si possono immaginare volute), va sottolineato come funzioni bene una trovata semplice, quella di utilizzare lo stesso attore - Andrea Sartoretti - in differenti ruoli ma sempre come il padre dei giovani problematici, evidente assegnazione di colpe generazionali da parte dell'autrice.

Margherita Morellini, Leonardo Giuliani, Ludovica Rubino, Luca Varone sono i quattro giovani scelti per i ruoli principali: hanno le facce giuste, ma forse solo Giuliani dimostra già un grado di maturità adeguato all'impresa. Meglio sembra il lavoro di Elia Nuzzolo, che qui è il fratello balbuziente di Zena ma presto sarà sul piccolo schermo nel ruolo che può cambiare una carriera, quello di Max Pezzali nella serie di Sydney Sibilia sugli 883.

"Rossosperanza" fatica a ingranare con una prima parte lenta e un po' sconclusionata, ma rewind dopo rewind (è la dj del gruppo, Zena, che manipolando i suoi vinili tutti rossi guida l'avanti e indietro cronologico del racconto) diventa uno spaccato interessante su un pezzo di società di certo già più volte analizzato dal cinema ma sempre fonte di spunti di riflessione non banali.

10/08/2023, 18:35

Carlo Griseri