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CINEMA DISSIDENTE E ALTRO - Approcci difficili


CINEMA DISSIDENTE E ALTRO - Approcci difficili
"Cinema dissidente e altro" di Massimo Triolo, edito da Mimesis, è un volume di cui si sentiva il bisogno, capace di mostrare il filo rosso che unisce autori del cinema contemporaneo spesso definiti semplicemente "irrequieti", o "maledetti". Autori che per queste loro caratteristiche non hanno mai avuto (o mantenuto) il grande successo ma che sono stati in grado di costruire un culto intorno alle loro opere che si mantiene vivo e pulsante anche a decenni di distanza.

Da Michael Cimino ad Abel Ferrara, passando per George Romero e Werner Herzog, David Lynch e Dario Argento, Triolo identifica i nomi più importanti di questo "filone" e affianca loro alcuni altri inattesi, scelti magari individuando due-tre opere in linea con il resto del gruppo, magari non le loro più note ma sicuramente significative. Woody Allen, Spike Jonze, Todd Phillips, Federico Fellini, Clint Eastwood non sono certo i registi più "dissidenti" che vengano in mente, ma trovano nelle scelte di Triolo piena autorizzazione.
A loro si aggiunge anche Julia Ducournau, unica donna del lotto.

Tutto bello, fino qui. Le poche pagine riservate ai singoli approfondimenti non sono una mancanza, non si tratta di capitoli che vogliono essere esaustivi ma di riflessioni su alcuni loro aspetti, spunti cui basta lo spazio concesso. Quello che blocca e rende l'operazione difficile da promuovere è il linguaggio scelto da Triolo, che nella biografia sul volume è citato come poeta: troppo ermetica, troppo piena di termini complicati, desueti, la cui difficile comprensione rende davvero ardua, a tratti, la lettura. Non è quindi un testo di divulgazione, non pensa al suo pubblico e quindi limita molto, troppo, la sua efficacia. Peccato.

30/07/2023, 09:47

Carlo Griseri