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Note di regia di "Terra Bassa"


Note di regia di
Metaurilia è un paese o meglio una strada affiancata da una scia di casette, tra la campagna e le spiagge dell’Adriatico. Se la percorri nemmeno te ne accorgi, se non fosse per la chiesetta affacciata lungo la strada statale. E se ti fermi per una sosta, scopri che Metaurilia è un racconto corale fatto di storie, personaggi, segreti. Un museo a cielo aperto. Sono gli stessi abitanti a raccontare questa borgata, i sogni, i sacrifici e le vicende vissute da chi lì ha abitato per più generazioni, sono loro il patrimonio culturale di un paese nato dal progetto di ritorno alla terra promosso in epoca fascista.

Metaurilia ora sta riscoprendo la sua identità, per far pace col proprio passato e costruire il suo futuro. Una rigenerazione urbana che parte da un percorso dentro la Storia e attraverso le storie di chi l’ha abitata.

Da qui nasce il docufilm Terra Bassa, che svela come Metaurilia non sia una strada di passaggio o una sosta, né una tappa, ma il viaggio stesso.

Ho raccontato questa storia con ironia e leggerezza, il giusto compromesso per immergersi nei ricordi a volte dolorosi degli abitanti. La narrazione è affidata a Virgilio, interpretato magistralmente da Victor Carlo Vitale, che guida lo spettatore. Un’artista, un maestro che viaggia nel tempo. La sua theme musicale, così sfarzosa, ne incarna pienamente la natura artistica. Ho voluto amplificare il suo essere sopra le righe, un’anima colorata che se ne va in giro con una busta di plastica azzurra raccogliendo oggetti tra le varie epoche. Un po’ insolito e bizzarro, ma portatore di verità come chi è tacciato di “follia”. Si fa strada nella narrazione controllando anche il mezzo cinematografico, rende viva la camera nelle prime scene. Lui la chiama e lei risponde. In un primo momento restìa, poi si fa calamitare e lo segue con camera fissa tanto che lui le grida da lontano, e lei comincia a seguirlo o a precederlo con movimenti di macchina, fino ad arrivare al finale, quando non vedendolo davanti casa si preoccupa e da sola entra nella casetta diroccata per cercarlo.

Ho voluto così amplificare la magia di Virgilio. È lui ad animare i vari personaggi di Metaurilia e la sua magia appartiene anche alla casetta in cui vive. Non sappiamo come sia arrivato né come sparisca, ma capiamo che la sua anima è rimasta legata a quel posto tanto da diventarne il suo custode. Virgilio è l’unico che lo conosce veramente e lo ama.

Nella trama del docufilm ho inserito citazioni cinematografiche e ispirate all’arte pittorica. Ritroviamo il film L’infanzia di Ivan di Andrej Tarkovskij nella scena iniziale con i bambini che si rincorrono lungo la riva del mare. E poi Marcellino pane e vino di Ladislao Vanda nel primo piano del bambino seduto ai piedi del letto che ascolta il papà raccontare l’avventura dei partigiani di Metaurilia. Per i costumi e la scenografia mi sono ispirato ai quadri di Carlo Levi, realizzati durante l’epoca fascista.

Sul finale ho voluto lasciare la mia firma, un tema che è presente in ogni mio lavoro: il cerchio che si chiude ma si rinnova. Se nella prima inquadratura del docufilm c’è un bambino che tiene in mano una palla in riva al mare, sul finale abbiamo una bambina con la palla in mano a ricordarci come siano cambiati i tempi, la cultura, la società. Ed è proprio la bambina l’unica ad accorgersi della presenza di Virgilio, a interrogarsi. E come mio omaggio a Metaurilia, i bambini indossano indumenti di colore rosso e arancione, gli stessi colori delle pareti esterne delle casette.

Nelle ultime scene ho voluto aprire gli occhi allo spettatore sulla realtà. Non volevo uno spettatore passivo e adagiato su un finale positivo/fiabesco, ma uno spettatore che si interrogasse di fronte a un finale positivo/reale.

Le ferite di questa borgata lasciata ai margini hanno reso forti i suoi abitanti, illuminati dalla saggia consapevolezza di chi il dolore lo ha sperimentato. E ora Metaurilia sta rinascendo, sta ritornando e vivere alla luce del sole grazie all’impegno dei suoi abitanti. Ma non abbiamo raggiunto ancora il lieto fine. Abbiamo appena iniziato.

Davide Como