Gabriele Lavia ed Edwige Fenech
Bologna, anni ‘70. Marzio (
Lodo Guenzi) è innamorato di Sandra (
Camilla Ciraolo), la più bella ragazza di Bologna, e sogna un giorno di sposarla, come sogna di partecipare a Sanremo con il suo amico fraterno Samuele (Nick Russo) con il quale ha fondato il gruppo I Leggenda. La canzone che potrebbe portarli al successo s’intitola “La quattordicesima domenica del tempo ordinario”, lo stesso giorno in cui Marzio convola a nozze con il suo grande amore, periodo dell’anno liturgico in cui un tempo si usava sposarsi. Con l’avvento degli anni ’90 però tutto cambia per i protagonisti e li ritroviamo poi 35 anni dopo invecchiati e tristi, cosa ne è stato dei loro sogni?
Un film che è un elogio ai falliti, a chi ha speso tutta la vita a inseguire un sogno senza realizzarlo, a chi si è arreso prima, a chi non ci ha creduto. In "
La quattordicesima domenica del tempo ordinario"
Pupi Avati parlando del suo intimo, attingendo in parte al suo vissuto, nella sua Bologna, set prediletto, dirige un racconto universale che parla di speranze spezzate, di “cose belle volate via”, come recita la bella canzone leitmotiv del film scritta dallo stesso Avati e musicata da
Sergio Cammariere e Lucio Gregoretti che hanno anche curato tutta la colonna sonora. Il musicista interpretato da anziano da
Gabriele Lavia è un uomo ridicolo che pensa ancora di sfondare nella musica con i suoi vecchi brani e non riesce ad ammettere a sé stesso di aver sprecato la sua vita dietro un miraggio. C’è chi ha fatto carriera in banca come Samuele, interpretato ai giorni nostri da
Massimo Lopez in una breve ma intensa partecipazione, e chi ha perso tutto come Sandra, una brava
Edwige Fenech in un ruolo inedito.
Con il suo stile garbato, la costante nella sua filmografia della nostalgia verso il passato, la passione per le storie sentimentali, Pupi Avati scrive e dirige un film onesto sul tempo che passa, sulle delusioni e le tragedie personali. I suoi protagonisti, così imperfetti, frangibili, egoisti non sono che uomini e donne come tanti, impegnati a realizzare i propri desideri trascurando le cose importanti della vita, come l’amore e gli affetti veri che sembrano gli unici antidoti alla solitudine e alla sofferenza. Un’opera amara che tradisce nel regista bolognese una certa malinconia ma voglia ancora di raccontare e raccontarsi, con un cast riuscito a partire dai giovani interpreti, il cantautore Lodo Guenzi e l’esordiente Camilla Ciraolo, e i veterani Lavia e Fenech.
28/04/2023, 21:41
Caterina Sabato