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SOTTODICIOTTO 23 - Crispino: "Cosa verra' e' un'occasione unica"


Il regista e critico ospite del festival torinese con il suo "Cosa Verra'". La nostra intervista


SOTTODICIOTTO 23 - Crispino:
Un progetto molto interessante su carta che siete riusciti a far diventare anche un film vero.

Avevo già fatto alcuni lavori di questo tipo ma nessun lungometraggio, mi divido tra critica, filmmaking e formazione, sia per docenti sia per studenti, sono ormai 25 anni che lo faccio.
Nella zona di Siracusa ho fatto diversi progetti alcuni anni fa e il dirigente scolastico di questa scuola di Floridia se lo ricordava. Quando ha avuto questo finanziamento ministeriale nel 2019 mi ha chiamato, ma poi è scoppiato il Covid e pensavo che fosse saltato. Poi mi ha richiamato nell'agosto del 2020, mi ha mandato la sceneggiatura ma non mi sentivo di girarla: allora nel giro di pochi giorni abbiamo riconsiderato tutto.

Cosa ti ha convinto a realizzarla?

Ho capito immediatamente, una volta arrivato lì, che sarebbe stata una grande occasione per raccontare un anno unico nella nostra storia, oltretutto da una posizione anche molto particolare perché lì è proprio la periferia della periferia della periferia, il sud dell'Italia e il sud dell'Europa.
Mi ha confortato poi che quasi subito ho conosciuto alcuni di questi ragazzi e mi sembravano avere già una loro storia alle spalle, nonostante fossero giovanissimi. Avevano già delle storie importanti e in particolare quelli che sono diventati i due protagonisti.
Il progetto è andato avanti anche in una forma sperimentale perché non potendo conoscerli prima ho iniziato a seguirne un gruppetto di 7, che poi sono diventati 5 e poi due. C'è una prima versione del film che durava più di due ore, in cui c'era un terzo personaggio: poi gradualmente, con un lavoro da scultore, siamo andati sempre più a limare fino a trasformarlo in quello che è ora.

Hai lavorato anche con loro sulla costruzione dei personaggi e della storia?

All'inizio mi sono limitato a un'osservazione a distanza, anche perché non potevamo avvicinarci troppo, c'erano ancora rigide regole per il Covid. Anche per le riprese è stato un esperimento, sono abituato a stare in macchina, a prenderla in mano ma qui non potevamo passarcela così facilmente per paura del contagio.
Quindi sono stato un po' a distanza ma pian piano sono emersi i loro vissuti, è emersa una storia tra di loro che poi nella seconda parte prende il sopravvento rispetto a tutta la dimensione scolastica, anche perché con la primavera eravamo più liberi di uscire fuori, letteralmente.
Si è stabilita anche una prossimità umana ed esistenziale per cui loro non sentivano il peso della macchina, dell'apparato: eravamo una troupe molto leggera e questo ha garantito credo una maggiore confidenza.

E' interessante il lavoro sui formati: ne avete discusso coi ragazzi?

Il ragionamento sui formati e sulla dialettica bianco e nero/colore è partito da me, che ho avuto fin dal momento in cui sono arrivato in Sicilia la sensazione che questa storia doveva essere raccontata in bianco e nero per risaltare i contrasti del territorio e della situazione, e il 4/3 perché sentivo che a questi ragazzi era come se gli avessero levato un po' d'aria, ho cercato di renderlo anche cinematograficamente.
A tutto ciò però si è aggiunto il loro sguardo, che era molto diverso. Loro guardavano al futuro in un certo modo e quindi quando il film assume il punto di vista dei ragazzi, attraverso i loro scatti, i loro selfie, le loro foto o anche semplicemente le loro soggettive diventa a colori e ri-assume i formati normali.

Quando si sono rivisti cos'hanno detto?

Loro si sono visti all'anteprima assoluta, in chiusura di Alice nella Città a Roma, al Maxxi. Non c'è stato tanto tempo per ragionare sul lavoro, ora vado in Sicilia e li incontrerò di nuovo, avremo modo di parlarne a sangue freddo.
Mi ha fatto sorridere che la cosa che gli è piaciuta di più è stata la musica, in cui si sono ritrovati molto, e poi che alcune parti non se le ricordavano più! Sono rimasti sorpresi nel rivedersi... sono molto curioso di sentire cosa mi diranno ora, dopo aver sedimentato un po'.

16/12/2022, 12:10

Carlo Griseri