Kasia Smutniak in "Pantafa" di Emanuele Scaringi
Un classico horror di montagna. Madre e figlia si trasferiscono dalla città in un piccolo borgo abruzzese, una casa fredda e isolata, ideale per farsi perdere di vista per cercare di guarire un disturbo del sonno della piccola Nina. Pochi paesani, apparentemente gentili e disponibili. Una vita tranquilla e qualche mistero che avvolge sia la casa sia il borgo.
I rapporti tra le due "cittadine" e gli indigeni cominciano a deteriorarsi e misteriose presenze e rumori riempiono la casa fino all'epilogo che arriva durante una tipica festa di paese, con lucine, tavolate e balli tradizionali.
Il male è dietro l'angolo e sia la madre (
Kasia Smitniak) sia la figlia (
Greta Santi) finiscono per caderci dentro con tutte le scarpe, mettendo in atto tutta la serie di classici errori che commettono i personaggi dei film "di paura", e che mai un normale essere umano farebbe. La leggenda abruzzese dello spirito che governa e ruba il sonno, la "
Pantafa", intimorisce e preoccupa ma ha comunque bisogno della paura delle sue vittime e dell'appoggio di chi crede in lei fermamente.
Un film piccolo, con un budget visibilmente ridotto, che ricalca i canoni del genere variando sul tema della leggenda non solo regionale , alla ricerca di un successo internazionale, tra piattaforme e vecchi home video, garantito dall'esotismo di un Abruzzo desolato ma pieno di mistero.
03/12/2022, 10:11
Stefano Amadio