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STONEBREAKERS - Riscrivere il passato dell’America


Presentato al 63° Festival dei popoli il documentario di Valerio Ciriaci che racconta lo scontro culturale sui monumenti americani.


STONEBREAKERS - Riscrivere il passato dell’America
"Stonebreakers" di Valerio Ciriaci
Negli Stati Uniti scossi da accese proteste dopo la morte violenta di George Floyd, afroamericano ucciso da un agente di polizia il 25 maggio 2020, il regista Valerio Ciriaci segue le manifestazioni e i suoi protagonisti da New York a Philadelphia, dall’Arizona a Syracuse, mostrando il doppio volto dell’America durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2020: afroamericani e discendenti dei nativi americani da una parte che chiedono a gran voce la rimozione e distruzione delle statue di Cristoforo Colombo e di altri simboli del colonialismo più sanguinario e razzista, dall’altra i conservatori decisi a difendere la “versione ufficiale” della storia.

In "Stonebreakers" il regista è testimone silenzioso dei fatti, degli scontri, delle richieste urlate a gran voce, immagini che parlano da sole, che grazie all’uso intelligente del montaggio sottolineano le differenze, le ingiustizie, le contraddizioni della “più grande democrazia del mondo” nata nel sangue e nella repressione. Dai discendenti delle popolazioni indigene sterminate e ridotte in schiavitù dai padri fondatori che chiedono la restituzione legittima delle loro terre a Mount Rushmore dove sorge il celebre monumento ai quattro presidenti, alle proteste degli afroamericani che da sempre vedono al centro della storia i bianchi. “Pensando ai monumenti vengono in mente dichiarazioni di potere che spesso richiamano alla supremazia bianca nello spazio pubblico”, sostiene l’attivista Ariella Julia Brown che fa riflettere su quante storie sulla fondazione degli Stati Uniti non siano rappresentate, che riguardano in particolar modo gli schiavi che si sono fatti “carico” di questa fondazione nel peggiore dei modi e chi si è ribellato e lottato perché le cose cambiassero, e ancora tanta strada c’è da fare.

Non solo distruggere quindi, ma ergere statue e monumenti che celebrino dei simboli positivi, queste sono le richieste. Richieste che, ad esempio, la comunità italoamericana di New York respinge, difendendo la statua di Colombo, a Columbus Circle, simbolo dei migranti italiani che hanno costruito con fatica e sudore l’America. Viene spontaneo chiedersi allora perché non ci siano monumenti alla classe operaia italiana, agli attivisti e sindacalisti come Angela Bambace, sicuramente poco conosciuti ma non meno importanti? Ripensare alla storia in maniera critica, non accettando passivamente quello che ci è stato tramandato è quello che il documentario di Ciriaci ci vuole dire interpretando le richieste spesso incendiarie dei manifestanti.

“Immaginiamo quello che i nostri discendenti penseranno di noi. E speriamo che, quantomeno, ci concedano il beneficio del dubbio”, viene detto nelle immagini di repertorio che mostrano l’inaugurazione del monumento ai quattro presidenti a Mount Rushmore alla fine del documentario, parole che oggi più che mai si introducono nel dibattito pubblico sui cambiamenti epocali.

13/11/2022, 11:45

Caterina Sabato