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LA SANTA PICCOLA - Intervista alla regista Silvia Brunelli


Il film dopo l'esordio in Biennal College alla Mostra del cinema di Venezia 2021 dal 20 aprile sarà in tour in Italia


LA SANTA PICCOLA - Intervista alla regista Silvia Brunelli
A settembre 2021 l'anteprima assoluta alla Mostra di Venezia nella sezione Biennale College, dal 20 aprile il tour in Italia per incontrare il proprio pubblico: Silvia Brunelli è pronta ad accompagnare il suo film d'esordio "La Santa Piccola".

Silvia, è tutto pronto per il tour? Come ti senti?

Sono molto contenta, anche se il periodo storico per le sale non è dei migliori, a maggior ragione per un film così piccolo. Ma me lo sto godendo, sono felice di condividere questo film col pubblico, la loro reazione è sempre indicativa per me, per ogni scena.
Nei festival la reazione è stata molto buona, non pensavo che potesse essere così positiva e aperta, specie per le scene di sesso che ci sono nel film: le abbiamo girate già sapendo che prendevamo un rischio, ma sono state capite nel loro significato, nel senso completo che hanno.
Il pubblico inglese mi ha sorpreso più di tutti, ci sono state tante risate ed esattamente nei punti dove dovevano arrivare!

Il film è nato all'interno dei limiti di Biennale College (150.000 euro di budget e scadenze molto ravvicinate): com'è andata?

E' stato tutto un susseguirsi di eventi, visti i tempi rapidi. La storia del film è ispirata al libro di Vincenzo Restivo, siamo arrivati a Biennale College con un'idea ancora allo stato embrionale. Il libro mi era stato proposto perché toccava temi che avevo affrontato nella scrittura di un corto precedente.
Poi è cambiato, in pochissimo tempo, già al primo workshop del College: del libro - molto drammatico, su prostituzione minorile, abusi, etc... - è rimasto solo un accenno.
Ci siamo davvero messi alla prova per farlo con soli 150.000 euro, è un film con tanti attori, diverse location, molte figurazioni, girato in piena zona rossa a Napoli... di solito con quei soldi si girano film quasi mono-location e con pochi attori! Ma anche questo è stato un valore aggiunto.

Come lo possiamo presentare a chi volesse vederlo?

Il tema principale è il conflitto tra destino e libero arbitrio, siamo partiti da lì. Volevo scrivere una storia che parlasse di speranza e disperazione, del conflitto tra sacro e profano, di amore e sesso nudo e crudo.
Mi affascina molto il bisogno di speranza delle persone, ma anche la necessità di delegare e di credere in qualcosa di superiore, una religione talmente esasperata che sfocia nella superstizione. E Napoli si presta benissimo per questi temi.
Quanto è difficile prendere in mano la nostra vita? Il film vuole accendere un faro anche su tutti i protagonisti "secondari" e sul rione.

Come hai scelto il tuo cast?

Ho fatto il casting e Vincenzo Antonucci e Francesco Pellegrino sono stati i primi a essere provinati. Poi ne ho visti tanti altri, ma con loro due da subito è stato amore a prima vista, mi hanno trasmesso subito il mondo del film che in qualche modo gli apparteneva, hanno qualcosa dei personaggi, sono davvero nelle loro corde.
Il casting per il ruolo della bambina è l'ultimo che ho chiuso: Sophia Guastaferro recitava da poco ma aveva un'intelligenza immediata, capiva subito quello che le chiedevo, sull'evoluzione inquietante e orrorifica che volevo per il suo personaggio. Ai tempi aveva solo 9 anni e capiva già le sfumature che le chiedevo, era lei!

Ultima domanda sulla musica, coinvolgente e a tratti volutamente disturbante.

Ho lavorato molto con Emiliano Rubbi ed Eugenio Vicedomini, c'è voluta molta pazienza da parte loro, è stata una vera full immersion per rispettare i tempi di Biennale College: le musiche le abbiamo studiate ad hoc tutte quante, dal jingle metal iniziale alla musica un po' epica delle scene di sesso.
Hanno avuto tanta pazienza, abbiamo studiato quasi nota per nota, il film oscilla su diverse corse e questo doveva passare anche dalla musica.

20/04/2022, 10:36

Carlo Griseri