Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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BERGAMO FILM MEETING 40 - THE SEED - DIE SAAT


BERGAMO FILM MEETING 40 - THE SEED - DIE SAAT
Presentato il secondo film nella Mostra Concorso “The seed” (il seme), della giovane regista di origini tedesco/finlandese Mia Maariel Meyer. Una pellicola forte ed attuale che è molto influenzata dalla cinematografia di Ken Loach, sempre attendo agli “ultimi”. Viene raccontato il lento declino di una famiglia costretta a trasferirsi in periferia causa caro affitti.. Rainer, il capo famiglia, lavora duramente in un cantiere e il suo primo lavoro come responsabile sembra essere la sua grande occasione per la rinascita ed una serenità economica. Nadine, la moglie premurosa, lavora come infermiera ed è in attesa del secondo figlio. Doreen.

La figlia tredicenne, in fase adolescenziale, poco entusiasta della sua nuova vita in periferia Due eventi cruciali, che porteranno poi a dei conflitti non solo interiori, inizieranno a scuotere il già fragile equilibrio della famiglia. Per prima cosa, Doreen fa amicizia con la sua vicina una ragazza della sua stessa età proveniente da una famiglia ricca e Rainer vede “sfumare” il suo sogno di diventare definitamente capo-cantiere, pagando il prezzo del valore unico del profitto, aldilà delle sue sensibilità umane e capacità di fare gruppo e squadra. Siamo testimoni impotenti dell'inevitabile collasso della famiglia. Rainer e Doreen sono spinti al limite e continuano a "stringere i denti", ma la loro vita diventa impossibile.

La tensione crescente si fa sentire anche attraverso il ritmo narrativo sempre più veloce del film, che nelle fasi successive diventa più rapido e angosciante. Ottimo il sonoro, capace di farci “sentire” il laceramento interno dei protagonisti. Anche la fotografia si adatta in modo perfetto alla poetica del realismo sociale e non esita a mostrare gli angoli più brutti e deprimenti delle stanze, gli interni squallidi, l'aspetto trasandato di Rainer, la ruggine e la sporcizia. La resa dei conti finale è crudele ma significativa, in quanto offre una prospettiva più ampia – e ancora più disillusa – sul ruolo delle vittime e degli autori, nonché sul processo di disumanizzazione causato dallo sfruttamento lavorativo e dal bullismo.

Nel complesso, la regista fa un ottimo lavoro nell'affrontare questi temi, scegliendo di riporre la sua fiducia sugli ottimi attori principali e sui dialoghi minimi ed essenziali. La regista dichiara “La nostra società sta diventando sempre più dura…Il mio film pone una domanda: quanta pressione e competizione ci vogliono prima che si arrivi al punto di non ritorno? “Il seme” è un thriller sociale in cui la pressione è l’antagonista che decostruisce l’individuo, distrugge le famiglie, crea un divario ancora più ampio tra i poveri e i ricchi e, soprattutto, rende impossibile per i nostri figli sentirsi al sicuro”.

29/03/2022, 07:21

Luca Corbellini